Da: Career Book 2000, Somedia - La Repubblica

 

Il telelavoro, un'opportunità in più.

Patrizio Di Nicola, Consulente organizzativo, coordina il progetto European Telework Development della Commissione Europea ed è autore dei volumi Il manuale del telelavoro (Ed. SEAM, 1997) e Telelavoro tra legge e contratto (Ediesse, 1998)

 

1. Premessa

Non passa quasi giorno che di telelavoro non si parli dalle pagine di giornali e riviste. Tutta la stampa sembra essersi convertita alla causa del lavoro a distanza: si va dagli articoli sulle riviste specializzate, quelle dedicate ai più smaliziati utilizzatori di internet, sino ai giornali femminili, che ormai da vari anni, lasciate in secondo piano le ricette succulenti, informano sempre di più e sempre meglio sulle tecnologie e sul mercato del lavoro. Il lettore scopre così che le tecnologie informatiche e telematiche, oltre ad entrare nelle automobili, nelle TV e negli elettrodomestici, sono anche prepotentemente entrate nei luoghi di lavoro e li stanno trasformando.

Il rapporto tra lavoro è tecnologie non è certo univoco né privo di problemi. Sono molti gli esperti che accusano l'informatica di concorrere alla grande penuria di posti di lavoro: dove entrano i Personal Computer, essi affermano, l'aumento di produttività è talmente alto che si può fare a meno di decine di lavoratori. "Sciocchezze", replicano altri, altrettanto convinti che le nuove tecnologie, se da una parte fanno scomparire lavori tradizionali, dall'altra ne creano molti più di quanti ne distruggano. E come esempio portano gli Stati Uniti: nel paese più informatizzato del mondo la disoccupazione è ormai al minimo storico (4,2% contro il 12% dell'Europa) e la maggioranza dei nuovi posti di lavoro sono nati proprio nelle imprese che usano di più le nuove tecnologie.

Tale diagnosi è condivisa anche dalla Commissione Europea che, in un recente dossier, faceva notare come l'industria dell'informazione e della comunicazione cresca ad un ritmo superiore di oltre cinque punti percentuali rispetto agli altri settori ed ha contribuito alla crescita economica reale nell'UE per circa il 15%. In tale settore operano già 4 milioni di persone e tra il 1995 e il 1997 sono stati creati più di 300.000 nuovi posti di lavoro. Ne discende che un nuovo posto di lavoro su quattro è nato proprio grazie all'informatica e alla telematica, e la domanda supera di gran lunga l'offerta.

Allora il telelavoro, punta dell'iceberg del lavoro che verrà, può davvero costituire un'opportunità in più per tanti giovani.

 

2. Mestiere: telelavoratore

Due ex-colleghi d'università si incontrano dopo alcuni anni.

  • "Lavoro in IBM. E tu ?".
  • "Io sono analista per l'IBM".
  • "Ma va! E dove lavori ? Non ti ho mai incontrato in ufficio…
  • "Lavoro a casa ".
  • "Lavori a casa ?".
  • "Si, telelavoro…"
  • Il colloquio sopra potrebbe essersi svolto ovunque nel mondo: la IBM, come molte altre società informatiche, fa ampio ricorso al telelavoro per i propri dipendenti. Da notare, semmai, è il fatto che, tra i due amici, quello che lavora in modo tradizionale, anziché dire cosa fa, spiega dove lo fa ("in IBM"); l'altro, invece, pone l'accento, più che sulla geografia del lavoro, sul compito che svolge. Questo breve aneddoto ci aiuta capire che il telelavoro non è un mestiere o una professione nuova: nuova, semmai, è soltanto la modalità con cui il lavoro viene svolto. Il telelavoratore, quindi, sarà anzitutto un traduttore o un programmatore, un contabile o un addetto all'inserimento dei dati. Quel che importa è che, per lavorare, egli non dovrà necessariamente recarsi in un posto specifico, come accade oggi per la maggior parte degli impiegati.

    Il telelavoro non va considerato neanche come un unico modello lavorativo, che possa venire isolato in una categoria a sé stante. Conviene piuttosto utilizzare il termine per riferirsi a qualsiasi forma di lavoro liberata dai vincoli di tempo e di luogo, effettuata attraverso l’uso di tecnologie delle telecomunicazioni e telematiche. Poiché oggi queste tecnologie influenzano molti ambiti lavorativi, in tutti i settori produttivi e nella maggior parte delle occupazioni non manuali (e persino in alcune di quelle manuali), coinvolgendo tutti i livelli aziendali, dalla direzione generale agli operatori informatici neo-assunti, è riduttivo e semplicistico riferirsi ai telelavoratori come se questi ultimi formassero un gruppo omogeneo. È più appropriato invece affermare che le competenze di telelavoro costituiranno sempre più un requisito di base per l’intera popolazione lavorativa europea .

    Al concetto di telelavoro come modalità anziché come fattispecie professionale si richiama anche il Parlamento Italiano che, nel progetto di legge n. 2305 sul telelavoro, all'art. 1 - comma 1 sancisce: "… per telelavoro s'intende il lavoro in qualsiasi forma prestato, mediante l'impiego di strumenti telematici, da luogo diverso e distante rispetto a quello nel quale viene utilizzato".

     

    3. Lavoro senza luogo o con molti luoghi ?

    A voler essere precisi, è possibile fare alcune distinzioni in base al luogo in cui si telelavora. Parleremo, quindi, di volta in volta:

  • di telelavoro da telecentri o telecottage. In questo caso il lavoratore, anzichè recarsi in azienda, si sposta presso un centro attrezzato per il telelavoro vicino alla sua abitazione. Da lì entra in contatto con l’azienda, scambia dati, carica programmi e quant'altro gli sarà necessario per pianificare e svolgere il suo lavoro. Il telecentro può essere di proprietà di una singola impresa (che lo utilizzerà quindi esclusivamente per i propri dipendenti), di un consorzio di aziende, di una impresa che affitta i posti operatori o anche della pubblica amministrazione. Se si esclude il primo caso, negli altri il telecentro sarà a disposizione, a fronte di un canone di affitto, di più lavoratori di imprese diverse.
  • di telelavoro mobile, quando l’attività si svolge da una postazione di ingombro ridotto, tipicamente composta di un PC portatile, un fax-modem e un telefono cellulare. Con questa attrezzatura il lavoratore ha l’"ufficio appresso": può, ad esempio, recarsi dai clienti e, da lì, collegarsi con l'ufficio per inviare ordini, aggiornare quotazioni, fare teleconferenze con esperti e tecnici in sede. Più semplicemente, spine e adattatori permettendo, può lavorare da una stanza di albergo, durante una trasferta.
  • - di telelavoro Office-to-Office, altrimenti detta anche "remotizzazione". Consiste nel lavorare per un'ufficio distante recandosi in uno - della stessa azienda - più vicino alla propria residenza. Molti dei software che acquistiamo nascono proprio così: analisti, programmatori e ingegneri vari non è detto siano tutti presenti nella stessa sede: più spesso lavorano insieme - pur standosene distanti - grazie alle tecnologie .

    4. Come farmi assumere per telelavorare ?

    Il telelavoro, seppur discretamente diffuso (in Europa lo praticano oltre 4 milioni di persone), non è ancora entrato nella normalità delle aziende. Ciò è vero specialmente in Italia, ove esso si va configurando sempre più come un meccanismo di sostituzione di lavoro tradizionale, svolto tra le pareti dell'ufficio, con lavoro remotizzato, svolto a casa o nei telecentri. Insomma, le aziende preferiscono far telelavorare i dipendenti esistenti, anziché assumere direttamente telelavoratori. Non è un caso che la gran parte dei contratti aziendali di telelavoro si riferiscono a lavoratori interni e mai a nuovi assunti. Esiste in definitiva un fenomeno di "conservatorismo" di gran parte delle imprese, le quali, in assenza di standard specifici, non dispongono, nelle loro normali prassi lavorative, di strumenti di verifica del lavoro svolto, né esistono sistemi di garanzia e di screening che attestino in maniera inequivocabile le abilità dei telelavoratori e mettano al riparo i datori di lavoro da eventuali errori nella scelta e selezione dei potenziali "tele-assunti". In più le aziende, e ancor di più i loro manager, sono spesso troppo pigre per innovare in questo campo.

    Diversa è la situazione per quei giovani che hanno la creatività, la forza e le idee per far nascere una propria attività imprenditoriale. In questo caso il telelavoro si rivela un formidabile strumento per ridurre i costi di start-up e garantire la migliore produttività anche da parte di dipendenti e collaboratori. Aprire un ufficio virtuale su internet costa sicuramente meno che affittare un bilocale nel centro della città; vendere in rete è più economico che non aprire un negozio tradizionale. Ma, prima di iniziare un'avventura imprenditoriale è bene porsi alcune domande cruciali per capire se siamo pronti (vedi BOX 1).

    Quanto detto è valido oggi, ma la situazione è sicuramente destinata a modificarsi molto in fretta, in quanto il telelavoro diviene sempre più un elemento di flessibilizzazione e di competitività per le imprese migliori. Utilizzando il telelavoro le aziende si rendono conto che possono assumere le persone giuste, senza preoccuparsi di dove vivono, né delle loro eventuali disabilità fisiche. Nel telelavoro, infatti, degli individui si vedono le abilità, non gli handicap.

    5. Telelavoro e lavoro interinale

    Vale la pena citare, proprio a dimostrazione di come le cose cambino in fretta, il progetto "telelavoro interinale" iniziato poche settimane fa dall'Ali, una delle imprese di lavoro temporaneo nate dopo l'approvazione della legge 196 del '97. L'idea dietro al telelavoro interinale è semplice ma geniale: alle aziende che cercano professioni che possono essere svolte a distanza e hanno difficoltà a trovare candidati nella propria area geografica, ovvero preferiscono per motivi logistici che l'attività sia svolta fuori della sede aziendale, l'Ali offre di coprire la posizione con un telelavoratore. La banca dati da cui vengono estratti i candidati si trova su Internet e contiene professionisti in grado di operare da casa o da centri di attrezzati, grazie alla loro capacità di utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Tutti i telelavoratori, prima di entrare nella banca dati, debbono superare una prova di conoscenza delle tecniche del telelavoro oltre che un test attitudinale inerente la capacità di lavorare da solo, l'autonomia, la responsabilità, la motivazione. Ai lavoratori che passano i test e completano con successo la prima "missione" viene rilasciata la ALI Telework Driving Licenceã , che certifica la loro attitudine a svolgere il lavoro interinale a distanza per conto di un'impresa. Provare per credere: l'indirizzo per inoltrare le candidature è www.alispa.it.

    6. Telelavoro al femminile

    Le giovani che stanno accarezzando l’idea del telelavoro è bene che lo sappiano: il rapporto tra le lavoratrici e il telelavoro è stato e rimane un aspetto che divide manager, studiosi e policy makers. A secondo dell’interlocutore, vi verra’ detto che lavorare da casa con un computer e un modem è un vero toccasana oppure che il telelavoro vi ricaccerà nella prigione dorata delimitata dalle mura familiari. Come al solito, la verità sta in mezzo.

    Le argomentazioni a favore del telelavoro riguardano per lo più la distribuzione del tempo. Poter evitare lunghi tragitti per recarsi in ufficio ne libera un po’ - e a volte molto; distribuire il lavoro secondo le proprie necessità nell’arco della giornata e della settimana da’ un senso di libertà inebriante e risolve non pochi problemi pratici. Una telelavoratrice dell’Italtel, intervistata da una tesista milanese, sintetizzava in questo modo i suoi vantaggi: "gli imprevisti familiari, ad esempio portare il bambino dal dottore, non comportano la richiesta di ore di permesso. Così ho più tempo per gli amici e per mio figlio". Non diversa l’argomentazione di una lavoratrice iscritta alla TCA, la più grande associazione inglese di telelavoratori: "uno dei lati positivi è che si può dedicare tempo alla famiglia quando questa ha bisogno di te...". Paola Vaccari, anch’essa dell’Italtel, in un’articolo scritto per una rivista di informatica, si soffermava invece su un altro aspetto, spesso trascurato: "per me era importante lavorare in un posto tranquillo, non arrivare sul lavoro già stanca e stressata per le ore passate nel traffico ". L’ufficio, in fondo, non necessariamente è il posto dove tutti i lavori si svolgono al meglio.

    Anche chi pone l'accento sui rischi del telelavoro concentra le sue attenzioni sul fattore tempo. In particolare sul rapporto tra quantità e qualità. Stare molto a casa non è detto che faccia aumentare il tempo libero; in alcuni casi può addirittura ridurlo, se le ore guadagnate vengono poi spese interamente in faccende aggiuntive, magari per risparmiare sulla collaboratrice domestica. Vi è il rischio, insomma, che il lavoro in ufficio - quello per cui si è costretti ad uscire di casa - goda di una maggiore considerazione e il telelavoro sia visto come una specie di hobby. Questo porta inevitabilmente alla colonizzazione della notte: stando a casa più tempo le telelavoratrici debbono fare più lavoro di cura e, quindi, relegano l’attività produttiva alle ore serali, quando bambini e coniuge sono ormai a letto.

    Insomma il rischio della prigione dorata esiste davvero, ma per godere dei vantaggi del telelavoro evitandone i rischi bastano un po’ di precauzioni. Soprattutto occorre mantenere un proprio equilibrio, separando, anche fisicamente, lavoro e non lavoro: distribuire in maniera diversa la propria giornata non significa confondersi la vita né auto-sfruttarsi. Il telelavoro può essere un'esperienza esaltante ed aprire alle donne possibilità nuove di sviluppo umano e professionale. Basta saper utilizzare le tecnologie senza venirne soffocate.

     

    7. Le professioni telelavorabili

    From: "" <xxx@xxx.it>

    To: patrizio@dinicola.it


    Subject: informazioni telelavoro in Sardegna


    Date: Fri, 18 Jun 1999 19:08:28 +0200

    Salve,

    ho a mia disposizione: telefono, modem, computer, stampante, fax e tanta voglia di lavorare; vorrei sapere se abitando in Sardegna ho delle possibilità di potermi inserire nel campo del telelavoro. Potrei fare telesegretariato, battitura testi, archiviazione dati?

    Nell'attesa di una vostra cortese risposta Vi ringrazio.

     

    Quella che riportata sopra è una delle migliaia di e-mail che chi scrive riceve ogni anno e che hanno al centro sempre il telelavoro e le attività telelavorabili. Da quanto detto sinora è chiaro che non esiste la professione del telelavoratore, ma è pur vero che vi sono alcuni lavori che meglio di altri si addicono al lavoro a distanza. Ma quali sono ?

    In linea generale vale la regola che sono telelavorabili tutte le attività in cui la materia prima è costituita dalle informazioni anziché dagli oggetti fisici. Per chiarire: vendere vestiti in un negozio di abbigliamento nel corso della città non è il massimo della telelavorabilità: i clienti entrano e si aspettano di trovare qualcuno che li accolga, li aiuti a scegliere la merce, effettui le procedure di vendita ed infine incarti il prodotto acquistato. Ma se quegli stessi vestiti vengono venduti tramite Internet, allora il commesso tradizionale che maneggia la merce non serve più. Al suo posto troveremo delle professioni diverse, tutte largamente telelavorabili:

  • una seconda figura chiave è il grafico Web, un professionista del disegno che, dismessi pennelli e matite, utilizza speciali software per creare le immagini, stando attento, come si dice in gergo che esse non "siano troppo pesanti", così da rallentare il caricamento delle pagine nel PC del cliente. Deve quindi soprattutto possedere una predisposizione alla creazione artistica, per evitare che le pagine siano antiestetiche e non invitino il potenziale cliente all'acquisto.
  • immancabile sarà il programmatore, cui è demandato il compito di sviluppare software specifici per gestire le compravendite e l'aggiornamento dei cataloghi delle merci.
  • virtuale ma non troppo: il cliente in difficoltà spesso vuole parlare con una persona fisica, magari per protestare per una merce arrivata a destinazione danneggiata. A tal scopo esiste la figura dell'addetto al call center, a cui è demandato il rapporto di prima linea con i clienti tramite un numero verde o grazie ad appositi programmi che permettono di trasmettere le telefonate su Internet. La sua principale caratteristica sarà ovviamente la gentilezza, ma deve sapere usare benissimo la banca dati dell'azienda, in quanto, mentre il cliente spiega il problema, dovrà cercare sul suo PC gli estremi della transazione e dei prodotti venduti a quello specifico individuo (e magari prepararsi una buona scusa per il disguido, sempre che anche questa non faccia parte della banca dati)
  • Seguiranno poi altre professioni, via via meno telelavorabili quanto più si avvicinano al prodotto fisico da spedire.

    Per tornare alla e-mail iniziale, è evidente che i lavori citati (telesegretario, battitura testi, archiviazione dati) sono tutti telelavorabili, in quanto operano su informazioni e non su cose fisiche. Il problema semmai è un'altro: come convinciamo l'acquirente potenziale ad usare il nostro prodotto ? Dando per scontato che sono pochi i manager disposti a fare a meno di una segretaria in carne ed ossa sostituendola con un servizio di telesegreteria a distanza, per superare le loro resistenze dovremo dimostrare che quel mestiere, fatto in telelavoro è: più economico; più sicuro; più affidabile; di migliore qualità. E magari anche che dà più prestigio a chi lo usa….

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    BOX 1

    Alcune domande da farsi prima di iniziare un'attività autonoma in telelavoro

    Queste sono alcune delle domande che è bene porsi se si vuole diventare telelavoratori autonomi :

    Quali sono le mie capacita'?
    Quali sono le cose che mi riescono meglio e quelle che, in un contesto lavorativo, presentano le maggiori difficolta' ? Davvero so usare bene le tecnologie che mi serviranno ?
    Di che cosa ha bisogno il mercato ?
    Quali sono le professionalita' delle quali c'e' carenza ? Sarò in grado di svolgere quel mestiere o di acquisirne la conoscenza ? Potro' farlo in telelavoro ?
    Come posso "fare marketing" delle mie capacita' ?
    Fare marketing di sé stessi non vuole dire "vendersi", "pubblicizzarsi" o "promuoversi". Il marketing serve per capire dove sono i potenziali clienti e come contattarli nel modo piu' appropriato, sviluppando prodotti o servizi appetibili e creando un ambiente nel quale il cliente possa essere invogliato a comprare il prodotto proprio da noi, anche se non gli siamo difronte.
     
    Quanto e' pronto il mio mercato ?
    Una volta decise quali sono le tue capacita' e come offrirle sul mercato bisogna verificare se il mercato e' pronto a riceverti come telelavoratore. Non fare il telelavoratore solo perche' è un modo come un altro per sfuggire alla disoccupazione.
    Quanto siamo pronti io e la mia famiglia ?
    Come reagirà la tua famiglia di fronte al fatto che sarai a casa, ma a lavorare, per la maggior parte della giornata?
    Esiste un mio luogo di lavoro ?
    Avere uno "spazio protetto" all'interno della casa in cui si vive e' fondamentale per la riuscita dell'attivita telelavorativa. E' di fondamentale importanza sia poter evitare il rumore dei bambini durante una importante telefonata di lavoro, sia essere in grado di tornare alla vita privata semplicemente "chiudendo la porta al lavoro".
     
    Voglio "costruire un'impresa" o solo "guadagnare qualche soldo" ?
    Questa e' forse la domanda principale per il telelavoratore autonomo. C'e' una grande differenza tra l'imprenditore che costruisce un'azienda e la persona che si accontenta di lavorare un po'. Bisogna decidere quale dei due ruoli interpretare. Se si vuole lavorare senza affrontare dei rischi è meglio evitare di fare l'imprenditore: piuttosto bisogna cercane uno e lavorare per lui.