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argomentazioni sinora sviluppate dimostrano, a parere di chi scrive, che
l'applicazione del telelavoro al mondo della disabilità è
una strada percorribile e vantaggiosa. La possibilità di lavorare
a distanza, infatti, può essere concretamente offerta a tutte quelle
persone che a causa di una disabilità fisica o sensoriale in molti
casi devono rinunciare ad intraprendere un'attività lavorativa
o che, a causa di una malattia progressiva o un incidente improvviso,
sono costrette ad uscire precocemente dal mercato del lavoro. Una situazione
di lavoro tradizionale, nel caso di persone disabili, pone numerosi ostacoli
allo svolgimento continuativo della prestazione di lavoro. In particolare,
le principali difficoltà sono legate agli orari di lavoro rigidi
e poco personalizzabili, alla presenza di ostacoli architettonici all'entrata
e alla circolazione all'interno degli edifici, a mezzi di trasposto pubblici
inadeguati, alla necessità di assistenza personale.
Il telelavoro, al contrario, permette di lavorare in un ambiente più
familiare e adeguato, di ridurre la necessità degli spostamenti
quotidiani per raggiungere il posto di lavoro, di accedere più
facilmente a lavori gratificanti, in cui il singolo sia parte di una rete
- in parte fisica e in parte virtuale - di telecooperazione con il gruppo
dei colleghi. Tutto ciò contribuisce al superamento delle limitazioni
imposte dalla disabilità e offre una serie di benefici alle persone,
non solo in termini di realizzazione e motivazione personale, ma anche
riguardo alla possibilità di ricostruirsi un'immagine sociale positiva
di fronte alla comunità di riferimento.
Sebbene l'importanza del telelavoro, come abbiamo avuto modo di osservare,
sia stata compresa ampiamente anche dalle autorità pubbliche, che
da alcuni anni favoriscono con apposite norme e progetti l'integrazione
delle persone disabili anche attraverso lo strumento del telelavoro, è
bene comunque riflettere su alcune aree grigie che devono essere prese
in considerazione quando si parla delle opportunità che il telelavoro
può offrire al mondo dei disabili.
Innanzitutto è importante sottolineare che l'integrazione lavorativa
non presuppone necessariamente l'avvenuta integrazione sociale. Certo,
il lavoro gioca un ruolo importante, in quanto permette di uscire dall'assistenzialismo
e dagli atteggiamenti caritatevoli, ma da solo non basta. E' invece indispensabile
collegare l'inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità
con la loro piena partecipazione anche agli altri ambiti di vita sociale.
Ciò va perseguito a partire dalla scuola, che deve creare una connessione
adeguata tra conoscenze acquisite e competenze richieste sul lavoro, e
tramite interventi finalizzati a creare opportunità di inserimento
per i disabili nella sfera del tempo libero e del divertimento. Il telelavoro,
infatti, non deve essere un mezzo per relegare ulteriormente le persone
disabili all'interno delle loro abitazioni escludendole da altre attività
sociali, nè deve divenire un espediente per risparmiare l'eliminazione
delle barriere architettoniche, sociali e culturali.
Abbiamo più volte constatato che il telelavoro per i disabili è
possibile in quanto le moderne tecnologie di cui esso si avvale possono
essere personalizzate con accorgimenti tecnici in grado di rendere accessibile
e fruibile la postazione e l'ambiente di lavoro a persone che presentano
diversi tipi di impedimenti fisici e sensoriali. Tuttavia questo presuppone
che ogni progetto di telelavoro destinato a persone con disabilità
debba essere accompagnato da adeguati interventi formativi destinati,
da una lato agli stessi lavoratori disabili al fine di fornire la piena
padronanza delle tecnologie utilizzate e dei contenuti trattati, dall'altro
agli addetti all'assistenza tecnica i quali dovranno essere in grado di
gestire in modo immediato qualsiasi tipo di guasti o malfunzionamenti
della postazione. Se così non fosse si rischierebbe di compromettere
seriamente il flusso di lavoro e conseguentemente i benefici del telelavoro.
Inoltre, i costi delle tecnologie aggiuntive che il telelavoro di alcune
particolari forme di disabilità richiede sono sicuramente un costo
per le imprese. Se è vero che tali costi potrebbero venire in poco
tempo compensati dall'aumento della produttività e dall'apporto
dei disabili all'intelligenza collettiva delle imprese, in una fase di
start up sarebbe auspicabile un intervento delle pubbliche amministrazioni
- ad esempio dei presidi sanitari sul territorio - al fine di co-finanziare,
specialmente per le imprese di minori dimensioni, l'ammodernamento dei
sistemi informatici aziendali. Si faciliterebbe, in tal modo, il passaggio
dall'assistenza al cosiddetto Workfare.
Il problema della disabilità è una problema ad ampio raggio
che necessariamente deve trovare il coinvolgimento e la collaborazione
fra tutti gli attori sociali coinvolti: enti pubblici, imprese, associazioni
specializzate etc. In particolare, è fondamentale per il mondo
aziendale comprendere l'utilità anche economica che potrebbe discendere
dal valore di risorse umane non altrimenti utilizzate: senza un concreto
intervento finalizzato a creare una reale offerta di opportunità
di impiego per le persone disabili non si potranno mai sfruttare appieno
le potenzialità del telelavoro.
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