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TELELAVORO e DISABILI









Premessa

Cos'e' il Telelavoro

Accessibilita' agli ausili

Best Practices

Conclusioni

Bibliografia

Supporto

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Il telelevoro e i disabili

1. Le opportunità per i disabili
2. Gli ostacoli
3. Le pubbliche politiche



1. Le opportunità per i disabili

__Come visto nel capitolo precedente, l'innovazione che il telelavoro apporta allo svolgimento delle attività, non riguarda i contenuti ma le modalità con cui esse vengono espletate: questo significa che in linea teorica tutto ciò che in termini lavorativi è suscettibile di essere trattato, archiviato, trasmesso tramite l'utilizzo del computer e delle tecnologie telematiche può trasformarsi in telelavoro1.
__Questo certamente fa riflettere sulle opportunità che il telelavoro può offrire a quelle categorie che sono svantaggiate rispetto al funzionamento tradizionale dei mercati del lavoro. Basti pensare alle persone disabili e ai rilevanti benefici che potrebbero ricevere dall'utilizzo del telelavoro, considerando che esse rappresentano un quota significativa della popolazione, e che una parte rilevante di essa è in età lavorativa. Un cittadino europeo su dieci è disabile: circa il 12% della popolazione europea soffre di una forma di disabilità, e il 6-8% dei disabili ha un'età inferiore ai 60 anni. Il loro tasso di occupazione è sostanzialmente più basso dell'intera popolazione, così come il livello di disoccupazione è il più alto tra le categorie che compongono la forza lavoro2. Dall'altro canto il problema è generalizzato in tutti i paesi industriali: negli Stati Uniti i disabili sono circa 54 milioni, 1 persona su 5, e circa uno su 10 soffre di una disabilità molto grave. Tra questi il 10% ha meno di 21 anni e il 36% ha un'età compresa tra i 55 e i 64 anni3.
__I disabili, dunque, incontrano ovunque numerose barriere all'ingresso nel mercato del lavoro, così come è difficile il loro inserimento in altri ambiti sociali, ad esempio nel sistema educativo o nella formazione. Questa situazione è il risultato non solo degli effettivi impedimenti fisici legati al tipo di disabilità, ma anche di una tendenza generale dell'ambiente circostante a mettere i loro bisogni su un piano secondario rispetto ad altre problematiche.
__Molti ambienti di lavoro sono assolutamente inadeguati ad accogliere al loro interno persone con disabilità, sono pieni di ostacoli e di impedimenti. Per fare un esempio, molti edifici mancano di spazi e di strutture idonee all'ingresso e alla circolazione delle sedie a rotelle o hanno condizioni dell'aria critiche per le persone affette da problemi respiratori o da sclerosi multipla. Inoltre, i ritmi di lavoro imposti negli uffici possono non conciliarsi adeguatamente con le esigenze e i bisogni di una persona disabile, che a causa del proprio handicap non sempre è in grado di seguire la routine di una normale giornata lavorativa.
__Il telelavoro, dunque, può essere particolarmente adatto a coloro che afflitti da disabilità congenite, ovvero acquisite o progressive, si trovano in estrema difficoltà non tanto nello svolgere il lavoro, ammesso che abbiano le abilità professionali adeguate o siano in condizioni di acquisirle, quanto nel recarsi in ufficio per farlo4. Certamente escludendo tutte quelle attività che richiedono abilità prettamente fisiche, che ormai rivestono una quota ridotta nel complesso delle attività lavorative. Il telelavoro, infatti, mediante l'uso di strumentazioni informatiche e telematiche offre alle persone disabili ampie possibilità di svolgere un'attività lavorativa secondo il loro particolare ambiente e le loro competenze, e può contribuire ad arricchire profondamente la loro qualità della vita. Questo perché, come è noto, ogni individuo, ma ancor più una persona disabile, trae soddisfazione dalla propria attività professionale, dalla convinzione di sentirsi parte di un sistema produttivo che crea identità.
__Esistono numerosi vantaggi per i disabili che decidono di diventare telelavoratori. Si tratta di benefici legati da una lato essenzialmente allo svolgimento dell'attività lavorativa in quanto tale e dall'altro alla possibilità di rivalutare l'immagine sociale di queste persone. In particolare, il primo gruppo di vantaggi riguarda:

  • la facilità di accesso nel mercato del lavoro, nonché alla conoscenza e alla formazione;
  • la familiarità con l'ambiente domestico e la possibilità di controllare il proprio spazio in modo più efficace che sul posto di lavoro;
  • l'organizzazione flessibile dell'orario e dell'attività;
  • l'utilizzo di apparecchiature adeguate;
  • maggiore mobilità professionale;

e il secondo gruppo di benefici comprende:

  • l'attenzione dei datori di lavoro/clienti focalizzata sul lavoro e non sulla disabilità;
  • pari opportunità con le persone normodotate;
  • la possibilità di rompere l'isolamento sociale;
  • la possibilità di ritrovare un'identità sociale.

__Il telelavoro permette di conciliare in modo più congeniale tempi e ritmi di lavoro con le capacità e i bisogni dei lavoratori disabili, e permette di svolgere la propria attività senza la pena di sostenere spostamenti quotidiani da e verso il posto di lavoro. In questo modo i tradizionali ostacoli alla mobilità e all'uso dei trasporti pubblici sono superati. Spostarsi è, infatti, spesso un problema per le persone disabili non solo relativamente al pendolarismo giornaliero ma anche nei casi in cui esse si trovano a cambiare il posto di lavoro. In tali evenienze i disabili sono costretti a rinunciare a spazi che erano stati adattati ai loro bisogni e al supporto informatico personalizzato. Poiché entrambe le cose sono difficili da trovare o ricostruire in un contesto nuovo, questo genere di preoccupazioni non fa altro che limitare ulteriormente il loro livello di mobilità professionale5.
__Il telelavoro, se ben progettato, aiuta a ridurre l'isolamento sociale delle persone con disabilità. Sebbene il minore livello di interazione con i colleghi e la perdita di momenti di socialità tipici degli ambienti lavoratovi sia spesso citato come uno dei principali svantaggi del telelavoro, al contrario, le moderne tecnologie che supportano l'uso del telelavoro permettono di creare legami sociali, seppur in parte virtuali, con il gruppo lavorativo di riferimento ma anche con la più ampia comunità sociale.
__Il telelavoro permette alle persone disabili, come detto, di ricostruirsi un'identità sociale, facilitando il superamento di situazioni di emarginazione sociale, di trascuratezza o di bassi livelli di autostima. Il lavoro riveste una parte significativa nella vita sociale di un disabile ed esso è tanto più importante nei casi in cui il peggioramento della malattia determina l'impossibilità fisica di continuare a spostarsi per andare a lavorare, o quando l'handicap e la disabilità pongono degli ostacoli anche in altri ambiti di vita sociale6. Per questo è fondamentale che l'inserimento nell'attività produttiva di persone disabili sia necessariamente accompagnato da un altro importante inserimento non mediato dagli strumenti tecnologici, ossia la loro partecipazione a tutte le altre forme di vita sociale: educazione, formazione, svaghi, uso del tempo libero etc.
__Infine, non è da sottovalutare, accanto ai benefici che i lavoratori disabili possono trarre dal telelavoro, il vantaggio che anche la collettività può ricevere su diversi piani7: sul piano economico "per il contributo che una quota non indifferente di forza lavoro aggiuntiva può offrire alla composizione del reddito nazionale, riducendo la disoccupazione esplicita o latente"8, nonché stimolando l'espansione di un più efficace mercato locale di prodotti e servizi per disabili basati sulla tecnologia9; sul piano organizzativo per la possibilità di utilizzare lavoratori spesso dotati di potenzialità professionali o competenze molto elevate, specialmente di natura intellettuale; sul piano sociale per la riduzione delle barriere fisiche e organizzative che, di fatto, limitano il diritto al lavoro e l'inserimento sociale di queste categorie.


1 Monduzzi M., "Telelavoro: chimera o opportunità", in DM, n. 131, Agosto 1998.
2 European Foundation, The Employment of People with Disabilities in Small & Medium-Sized Enterprises, Dublin, 1998.
3 www.microsoft.com/enable/ (How Many People are Disabilities?)
4 Di Nicola, P., Telelavoro, una possibilità in più. in Career Book 2000, Somedia, Milano, 2000
5 "Contesto e opportunità per disabili motori", in Cd multimediale, Work on line. Opportunità di impiego per disabili nel campo del telelavoro, Community Initiative Employment - Volet Horizon - Business Net Project.
6 Darnige, A., Mathonnet, P., Ollivier, H., The impact of distance education and telework on elderly and disable people, ottobre 1998.
7 Zingarelli, D., "La Gestione della Rete", in Scarpitti, G., Zingarelli, D., (a cura di), Il Telelavoro. Teorie e Applicazioni, Milano, Franco Angeli, 1996, p. 147.
8 Ibidem.
9 "Telelavoro e disabili", estratto dal più ampio studio su Telelavoro, Telecommercio e Reti elettroniche aperte, realizzato da Management Technology Associates per il Dipartimento del Commercio e dell'Industria del Regno Unito nel 1992-1993, (www.eto.org.uk).
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2. Gli ostacoli

__Sebbene sia diffusa la convinzione che è necessario adottare degli interventi per facilitare l'integrazione delle persone disabili nelle vita sociale e nel mondo del lavoro, e le politiche pubbliche, come vedremo nel paragrafo successivo, da alcuni anni si stanno muovendo in questo senso, esistono ancora alcuni ostacoli alla piena realizzazione di questo obiettivo.
__Innanzitutto è ancora scarsa la conoscenza e l'identificazione da parte di numerosi enti ed organizzazioni, sia pubblici sia privati, delle reali opportunità che l'introduzione del telelavoro ma anche solo l'offerta e la vendita di prodotti e servizi per disabili potrebbero offrire non solo all'integrazione sociale di queste persone ma anche alla produttività aziendale stessa10. Tanto più che, considerato il costo contenuto ed in continua diminuzione sia delle telecomunicazioni che della tecnologia "a valle" (cioè per l'utente finale), sembrerebbe ora possibile mettere a disposizione le reti di comunicazione per tutti i disabili che hanno difficoltà a muoversi da casa.
__Ciononostante sono molti i manager che pensano che i disabili siano troppo poco produttivi, oppure dotati di livelli formativi insufficienti o, ancora, che leggono la loro occupazione alla luce di pregiudizi assistenziali (si veda in merito la figura seguente, che riporta i dati di uno studio condotto dall'Asphi di Bologna nel 1996). IN realtà, lavorando su Internet delle persone si vedono più le abilità che non le disabilità.

Figura 1: Opinione dei dirigenti del personale sui problemi che limitano l'impiego in azienda di disabili
(Fonte: www.asphi.it)

Tra gli ostacoli tecnici al telelavoro dei disabili va senza dubbio posto al primo posto la questione formativa e gli ostacoli di natura culturale, come la scarsa flessibilità nel modificare le proprie posizioni lavorative, la scarsa conoscenza delle lingue straniere (e quindi l'impossibilità di raccogliere tutte le opportunità che consentirebbero di internazionalizzare le proprie capacità e di vendersi in un mercato più vasto di quello nazionale), e, infine, anche la paura di una più ampia emarginazione sociale
11.


10 "Telelavoro e disabili", estratto dal più ampio studio su Telelavoro, Telecommercio e Reti elettroniche aperte, realizzato da Management Technology Associates per il Dipartimento del Commercio e dell'Industria del Regno Unito nel 1992-1993, (www.eto.org.uk).
11 Ibidem.

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3. Le politiche pubbliche europee12

__Se storicamente la risposta delle istituzioni pubbliche al problema della disabilità si è concretizzata principalmente tramite la realizzazione di opere welfare e assistenziali, il nuovo approccio che la Comunità Europea persegue richiede invece che tutti gli Stati Membri assumano la necessità di superare le esclusioni e le discriminazioni fondate sulla disabilità come uno dei temi centrali delle proprie politiche, in modi e tempi differenti a seconda delle specifiche situazioni nazionali. E' in questa prospettiva che la Commissione Europea nel 1998 ha pubblicato un importante Working Paper13 finalizzato alla definizione di una serie di linee guida e di alcune "sfide comuni" sull'occupazione e la disabilità che ogni singolo Stato Membro dovrà raggiungere nei prossimi anni.
__Queste linee guida sono il risultato degli incontri avvenuti il 28 febbraio 1998 tra i rappresentanti ufficiali delle politiche per la disabilità a livello nazionale (the High Level Group on Disability) e del 5 Marzo 1998 della Commissione Employment and Labour Market. Il documento si è ispirato ai principi delle "pari opportunità" che furono già nel 1996 il principio ispiratore sui quali sono stati realizzati la Comunicazione della Commissione del 30 luglio 1996, la Risoluzione del Consiglio e l'incontro tra i rappresentanti dei Governi degli Stati Membri sul tema: Equality of opportunity for people with disabilities14. Nel Paper, dunque, è sintetizzata la Strategia Europea per l'occupazione, che si fonda essenzialmente sulla comprensione dei reali bisogni dei disabili e sull'analisi dei trend occupazionali. Il documento prevede che nei prossimi anni ogni Stato Membro riesamini i diversi aspetti delle politiche occupazionali nazionali al fine di chiarificare gli orientamenti, modificare la struttura legislativa vigente, elaborare nuove procedure di intervento anche in una prospettiva di continuo dialogo sociale con tutte gli attori coinvolti: pubblica amministrazione, imprese, lavoratori, sindacati, organizzazioni non governative.
__Il nuovo approccio prevede il perseguimento dei seguenti obiettivi15:

  • affrontare lo scarto di competenze tra lavoratori coinvolgendo il sistema educativo e formativo, al fine di preparare i lavoratori a cogliere tutte le opportunità offerte dal mercato del lavoro;
  • costruire una nuova cultura del modo di lavorare su cui sviluppare aziende e affari;
  • incoraggiare le imprese e i lavoratori a rispondere ai cambiamenti del mercato in base a un nuovo equilibrio tra flessibilità e sicurezza;
  • realizzare un sistema di lavoro in cui tutti gli individui, in particolare donne e disabili, possano lavorare con pari opportunità.

__È chiaro quindi che tra le priorità di intervento pubblico vi è innanzitutto il ruolo che il sistema educativo e formativo dovrà svolgere affinché si riduca lo scarto tra le competenze possedute dalle persone disabili e le capacità richieste sul lavoro. E' infatti diffusa in alcuni Stati Membri l'idea che spesso i disabili non abbiano le conoscenze appropriate per svolgere determinati lavori. Ciò è vero sia per la Svezia sia per la Francia, in cui secondo il rapporto nazionale il 52% dei disabili disoccupati non ha ancora le basi formative adeguate. Perciò è prioritario per gli Stati Membri promuovere il passaggio dalla scuola al lavoro, contribuendo al miglioramento della qualità del sistema scolastico.
__Un altro aspetto sul quale la Strategia Europea chiede agli Stati membri di focalizzare l'attenzione riguarda le politica dei sussidi o delle pensioni pubbliche alle persone con disabilità. Infatti, non è da sottovalutare il fatto che molte persone disabili attualmente sono fuori dal mercato del lavoro e fanno pesantemente affidamento sui sussidi statali. Modificare questa situazione è prioritario e varie nazioni stanno introducendo nuove misure sociali che inducono i disabili a rientrare nel mondo del lavoro, soprattutto nei casi in cui c'è volontà e motivazione. Per fare un esempio le autorità del Regno Unito hanno apportato alcuni cambiamenti nelle regole per l'elargizione dei sussidi pubblici. Le nuove norme, introdotte nell'ottobre 1998, consentono alle persone di accedere all'Incapacity Benefit o al Severe Disablement Allowance, soltanto se non sono state in grado di lavorare per più di 28 settimane. La Spagna ha invece scelto la via di sviluppare le competenze delle persone disabili, offrendo assistenza a circa 5.000 destinatari di sussidi di invalidità, al fine di reintegrare gli stessi nel mercato del lavoro. Analogamente, la Danimarca sta mettendo mano alla riforma del sistema pensionistico, con l'obiettivo di introdurre una più ampia valutazione del contributo che gli individui danno al mercato del lavoro. Questa nazione spera di creare 30.000-40.000 flexijobs, entro il 2005. I flexijobs sono attività permanenti, sia nel settore privato sia nel pubblico, destinate a persone con capacità ridotte. Esse, pertanto, ricevono un supporto sotto forma di stipendio pubblico che va a formare parte del salario minimo. L'ammontare della quota pubblica dipende dal grado di disabilità.
__A partire dalla raccomandazione del 1998, le nazioni europee hanno preso in considerazione anche la necessità di rendere le attività lavorative più "amichevoli" per le persone disabili. Ad esempio alcuni governi prevedono forme di incentivo per i disabili che vogliono intraprendere un'attività in proprio. La Germania provvede a fornire ogni tipo di servizio per i disabili, come i supporti tecnologici, l'assistenza per raggiungere il posto di lavoro, il supporto per rendere le abitazioni.
__La Strategia Europea, inoltre, sottolinea la necessità di rivedere anche le leggi e le politiche relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. In Olanda nel 1998 è stato approvato il Reintegration of Disabled Workers Act, che dà ai datori di lavoro incentivi per assumere i disabili; in Italia la vecchia legge sul collocamento dei disabili è stata abrogata nel 1999 e sostituita da un'altra (Legge n. 68 del 12 marzo 1999), la quale prevede tra l'altro (Art. 4) che i disabili possano essere impiegati dal proprio domicilio in modalità di telelavoro.
__Per finire, il Working Paper del 1998 richiama l'attenzione sul ruolo che le moderne tecnologie rivestono nel contribuire alla creazione di nuove opportunità di lavoro e per l'integrazione delle persone disabili ed invita gli Stati Membri ad occuparsi anche della progettazione delle strumentazioni tecniche, dei software, dei contenuti informatici, dei servizi telematici al fine di renderli maggiormente accessibili alle persone con disabilità. E in quest'ultimo ambito rientrano anche quelle politiche legislative finalizzate alla sicurezza e alla protezione di dati riservati. Infatti, queste misure sono tanto più necessarie quanto più le tecnologie permettono, come nel caso del telelavoro, una delocalizzazione del lavoratore rispetto alla sede aziendale, implicando maggiormente il rischio di un'insufficiente protezione delle informazioni critiche. L'Italia con la Legge 675 del 31 dicembre 1996, l'Inghilterra con il Data Protection Act e la Germania con la Bundesdatenschutzgesetzes (BDGS), sono solo alcuni esempi di come in Europa i Parlamenti stiano producendo norme adeguate e sistemi tecnici di protezione dei dati utilizzabili da chiunque, ma specialmente utili per i telelavoratori.


12 Questo paragrafo focalizza l'attenzione sulla posizione che l'Unione Europea ha assunto da alcuni anni rispetto alle prospettive di sviluppo e integrazione dei disabili nel mercato del lavoro. Date le profonde differenze nazionali negli approcci metodologici, negli atteggiamenti pubblici, nella struttura demografica, nelle condizioni economiche e nella struttura legislativa, abbiamo preferito concentrarci sulla realtà comunitaria tenendo conto principalmente del ruolo di orientamento e di guida che le azioni comunitarie hanno sulle attività dei singoli paesi.
13 Commission Staff Working Paper, Raising Employment Levels of People with Disabilities. The Common Challenge, Brussels, 22.09.1998.
14 Da tali interventi emerse un principio fondamentale: la necessità di un approccio integrato e coordinato alle politiche occupazionali tra la dimensione comunitaria e quella nazionale.
15 Commission Staff Working Paper, Raising …, 22.09.1998.

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