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TELELAVORO e DISABILI









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Telelavoro e Disabili

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Cos'e' il telelavoro: alcuni cenni

1. Una definizione di telelavoro
2. Le tipologie del lavoro a distanza
3. Vantaggi/svantaggi del telelavoro
4. Ostacoli e resistenze del telelavoro



1. Una definizione di telelavoro

__Dare una definizione di telelavoro che sia allo stesso tempo unitaria e comprensiva della varietà che caratterizza questo fenomeno risulta complicato. Il telelavoro, infatti, si realizza in una molteplicità di soluzioni organizzative contraddistinte da rilevanti fattori di diversità.
__Semplificando al massimo, il telelavoro può essere inteso come un modo di lavorare indipendente dalla localizzazione geografica dell'ufficio o dell'azienda, facilitato dall'uso di strumenti informatici e telematici. Vi è anche chi afferma che si possa lavorare senza necessariamente impiegare tecnologie raffinate: basta un telefono o un fax. Tuttavia nella pratica è difficile pensare di poter ricreare altrove l'ambiente tipico di un ufficio senza il supporto delle moderne tecnologie1. Ed è anche per questo motivo che risulta assai difficile individuare una definizione "definitiva" di telelavoro: si tratta di un concetto in continua trasformazione visto che esso è anche conseguenza della evoluzione delle tecnologie informatiche.
__Il primo a parlare compiutamente di lavoro a distanza fu Jack Nilles, scienziato americano, esperto di politica dei trasporti, che propose nel 1973 i termini di telecommuting e di telework, il primo inteso come la possibilità di "portare il lavoro ai lavoratori piuttosto che i lavoratori al lavoro" e il secondo come "ogni forma di sostituzione degli spostamenti di lavoro con le tecnologie dell'informazione"2. I due termini furono coniati nel corso dei suoi studi sulla relazione tra tecnologie e mobilità per motivi di lavoro, e derivavano direttamente dal primo grande shock petrolifero che aveva fatto registrare una forte diminuzione nella quantità di petrolio e dei suoi derivati a disposizione dei paesi occidentali. In tale contesto il telelavoro poteva rappresentare, "una soluzione economica, ecologica e a misura d'uomo"3 alla scarsità di energia. Inoltre, riducendo il pendolarismo si sarebbero decongestionati i grandi centri urbani rendendoli più vivibili4.
__Se a una prima osservazione le due definizioni di Nilles rimandano a un'immagine comune che è quella del lavoro a distanza, nella sostanza i loro significati si riferiscono a due modalità operative completamente diverse. E solamente esprimendo questa differenza è possibile comprendere l'affermazione che "lavorare lontano non equivale di per sé a lavorare lontani"5.
__Mentre il telecommuting, traducibile in "telependolarismo", si riferisce in termini allargati a una "mera delocalizzazione delle attività lavorative"6, in cui muta sicuramente "il dove si lavora" ma rimane del tutto inalterato "come si svolge il lavoro"; il telework invece, ossia il telelavoro in senso stretto, non implica soltanto di lavorare a distanza dalla sede centrale, ma anche la modificazione delle modalità operative, dei modi di comunicare, delle relazioni tra risorse, funzioni e competenze presenti all'interno e all'esterno dell'azienda7. La differenza, dunque, si realizza soltanto laddove l'uso degli strumenti informatici e telematici influisce sulla situazione lavorativa, ma anche sull'intera struttura del lavoro.
__In questa prospettiva dunque la definizione che si ritiene più esaustiva in questo momento è quella elaborata dalla Fondazione Europea di Dublino in cui si definisce il telelavoro come "ogni forma di lavoro svolta per conto di un imprenditore o un cliente da un lavoratore dipendente, un lavoratore autonomo o un lavoratore a domicilio, che è effettuata regolarmente o per una quota consistente del tempo di lavoro da una o più località diverse dal posto di lavoro tradizionale utilizzando tecnologie informatiche e/o delle telecomunicazioni"8.


1 Di Nicola, P., "Introduzione. Il telelavoro realizzato", in Di Nicola, P., (a cura di), Il Manuale del Telelavoro, Roma, Edizione SEAM, 1999.
2 Nilles, J., "Non ho alcun dubbio vivremo molto meglio", in Telèma, anno I, n. 2, Autunno 1995, p.12.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
5 Ceri, P., "Telelavorare è un'opportunità, ma guàrdatene se puoi: stanca", in Teléma, anno IV, n. 13, Estate 1998, p. 62.
6 Ibidem.
7 Ibidem.
8 Blainpain, R., The Legal and Contractual Situation of Teleworkers in the Member States of the European Union, Dublino, European Fondation, 1995, p. 8-9.
Su
2. Le tipologie del lavoro a distanza

__Il telelavoro è, dunque, una soluzione che tende a ribaltare profondamente i canoni e i principi classici di organizzazione delle attività lavorative. A un sistema di lavoro dove l'azione si svolgeva con unità di tempo e di spazio, all'interno di una struttura stabile di relazioni e di comunicazioni tra il lavoratore e il sistema aziendale di riferimento (colleghi, collaboratori, superiori, clienti), il telelavoro contrappone un modello fondato sulla dislocazione fisica del soggetto rispetto alla struttura aziendale, rispetto al luogo dove, invece, si fruisce dei suoi risultati. Una modalità, dunque, che concepisce il lavoro in misura largamente indipendente dal luogo dove invece si trova il lavoratore9.
__Nel telelavoro, infatti, il soggetto opera all'interno di una "stazione di lavoro"10, quindi un sistema tecnologico11 che, superando i limiti spazio-temporali del "contatto personale e della presenza nell'ambiente"12, offre la possibilità di acquisire le informazioni necessarie per lo svolgimento del compito attraverso l'uso di vari strumenti:

  • il sistema software per il trattamento di dati e informazioni;
  • i dispositivi di archiviazione per la memorizzazione (floppy disk, hard-disk, compact disk, nastri magnetici, memorie ottiche etc.);
  • i supporti per l'interazione con l'ambiente operativo (tastiera, schermo, stampante, mouse etc.);
  • i dispositivi per la comunicazione telematica (telefono, fax, videotex, posta elettronica, videoconferenza, linee ISDN etc.).

Si tratta di supporti tecnologici che permettono di organizzare "la rete di comunicazione tra le diverse stazioni di lavoro e tra queste e l'elaboratore centrale"13, rendendo possibile una trasmissione a distanza, costante e diretta, dei risultati della prestazione lavorativa.
__Il telelavoro non è un fenomeno omogeneo: esso, infatti, si presenta in una molteplicità di forme organizzative, che vanno "da applicazioni di informatica distribuita"14 come nel caso del telelavoro mobile, a forme di home-working caratterizzate dal trattamento di informazioni anziché di beni materiali. La varietà delle soluzioni organizzative dipende dalla combinazione di diversi fattori15: gli obiettivi degli attori coinvolti, i problemi e le esigenze da soddisfare, le soluzioni tecnico-operative adottate, la struttura tecnologica disponibile. Le principali tipologie individuabili con chiarezza sono riassunte nella tabella seguente.


TABELLA 1. Le tipologie del lavoro a distanza16


 

Come si vede, convenzionalmente il telelavoro viene classificato a partire dal "posto dal quale viene svolto". Si tratta, a prima vista, di una tautologia incomprensibile: se per telelavoro si intende un lavoro sganciato dalla normale geografia dell'azienda, perché ancorarlo poi al posto fisico - fuori dell'azienda - in cui viene svolto? Questa classificazione appartiene alla tradizione del telelavoro, ed è stata assai utile per definirne le direttrici di sviluppo. Oggi ha molto meno senso, ma vale la pena di darne comunque conto. Di volta in volta, in letteratura, si è parlato di:


Telelavoro da casa o domiciliare
__In questa realtà organizzativa il lavoratore svolge l'attività prevalentemente presso la propria abitazione, utilizzando strumenti e supporti tecnologici in grado di garantire un'elevata autonomia di lavoro e una valida comunicazione con i referenti dell'attività. Questa forma di telelavoro può interessare anche lavoratori autonomi o liberi professionisti, che svolgono un'attività ad elevato contenuto professionale (es. giornalisti, consulenti, analisti di sistemi). Essi possono lavorare per una sola azienda o per clienti diversi e quindi, in questo caso, tendono a contrattare di volta in volta i contenuti, i tempi e i modi della loro prestazione. Oppure può coinvolgere lavoratori dipendenti, in possesso di qualifiche più o meno elevate, i quali, pur operando per un'azienda specifica, lavorano presso la propria abitazione.
__Sebbene il telelavoro a domicilio risulti la tipologia con il maggior grado di diffusione, le sue ripercussioni sul piano aziendale e individuale sono le più problematiche. Per l'azienda si fanno ardue le difficoltà di supervisione i lavoratori delocalizzati. Pertanto, essa deve affrontare il problema del rapporto tra l'autonomia del lavoratore e il suo allineamento agli obiettivi aziendali. Ciò rende necessario il passaggio a uno stile di gestione delle risorse umane orientato ai risultati raggiunti e arricchito dall'intensificazione dei processi comunicativi. Il lavoratore, invece, se da un lato beneficia di un radicale risparmio del tempo speso per gli spostamenti casa-ufficio e acquista maggiore flessibilità nella programmazione temporale dell'attività, dall'altro perde numerose possibilità di interazione sociale diretta e corre il rischio del "superlavoro", confondendo lavoro e vita, tempo produttivo e riproduttivo.

Telelavoro mobile
__In questa tipologia l'aspetto più interessante consiste nell'impossibilità di definire un luogo fisso di lavoro ma, al contrario, tante sedi dove è possibile svolgere determinate attività. Il telelavoratore mobile lavora mediante una strumentazione informatica e telematica portatile (PC portatile, fax-modem, telefono cellulare), che gli consente di ricevere e trasmettere le informazioni alla sede aziendale in qualsiasi luogo si trovi, generalmente le sedi dei clienti. La soluzione del telelavoro mobile è solitamente applicata a quelle categorie professionali - venditori, rappresentanti o tecnici di assistenza - che necessitano di una relazione diretta con il cliente. Ma non mancano casi di imprese che hanno conosciuto veri e propri processi di virtualizzazione partendo da esperienze di lavoro mobile17.

Telelavoro da centri satellite o di vicinanza
__In questo caso il lavoratore, anziché recarsi in azienda, si sposta presso un centro attrezzato per il telelavoro nei pressi della propria abitazione. Il centro può essere di proprietà di un singola azienda che lo utilizzerà esclusivamente per i suoi dipendenti (ad esempio al fine di utilizzare specialisti in aree territoriali distanti rispetto alla sede centrale), oppure di un consorzio di aziende, di un'impresa che affitta i posti a operatori o anche della pubblica amministrazione. In questi casi il telecentro si presenta come una struttura attrezzata con un'ampia gamma di tecnologie per il lavoro e la comunicazione e possono esistere una serie di servizi di assistenza e supporto all'intera collettività. La caratteristica prevalente di tali strutture risiede nella possibilità di venire utilizzate da individui appartenenti a realtà lavorative e aziendali differenti ma accomunati dal fatto di risiedere nei pressi del telecentro stesso. Pertanto, da un lato esso mette a disposizione sistemi informatici e telematici per lo svolgimento del lavoro da parte di dipendenti di aziende diverse, di professionisti autonomi, ovvero di giovani imprenditori che non sono in grado di sostenere privatamente il costo degli impianti; dall'altro lato esso offre una serie di servizi collettivi (sale riunioni o conferenze, accesso a Internet, accesso a sistemi di video-comunicazione, biblioteca specializzata, centro informazioni, punti di ristoro, asili nido, corsi di formazione etc.) che, costituendo "lo spazio comunitario"18 del telecentro, favoriscono l'informazione, la familiarizzazione con tecnologie avanzate e la socializzazione dei suoi utenti19.

Telelavoro office-to-office
__In questa tipologia telelavorare significa rimanere seduti ad una scrivania posta in un ufficio tradizionale ma allo stesso tempo fare parte di un team disseminato per il mondo che lavora utilizzando tecniche di groupware o tramite Internet. E' una modalità, emersa in forma autonoma per la prima volta in un'opera del 199720, che ha conosciuto negli anni più recenti una discreta espansione in Italia, sia per la disponibilità di soluzioni tecnologiche, sia perché ampiamente adottata da Telecom Italia sin dal 199521. Molti software e diversi progetti di ricerca nascono e sono realizzati dall'opera di tecnici, esperti o studiosi che lavorano in posti dislocati sul territorio ma che grazie alle moderne tecnologie riescono a collaborare e a costituire un gruppo di lavoro.

Azienda virtuale
__Questa soluzione organizzativa è costituita da un'azienda che organizza l'offerta di beni e servizi basandola sulle tecnologie dell'informazione, in cui la produzione e la fornitura di prodotti avviene mediante una rete di comunicazione che mette in contatto funzioni aziendali e persone che non necessariamente hanno una sede stabile. A queste condizioni l'impresa assume un vantaggio innegabile sui concorrenti: i costi fissi si riducono, l'organizzazione è più flessibile. L'azienda virtuale, infatti, permette di accedere ad un mercato più vasto superando i limiti della localizzazione fisica, e, inoltre, di favorire lo sviluppo dell'occupazione in aree geografiche depresse o isolate, nonché l'integrazione nel mondo del lavoro di soggetti portatori di handicap fisici.
__È bene sottolineare che nella pratica difficilmente si ritroveranno queste forme pure di telelavoro, ma al contrario sarà più facile riscontrare modalità "miste", in cui si integrano combinandosi diverse soluzioni organizzative, diversi luoghi in cui lavorare (ufficio centrale, clienti, domicilio, telecentro), scelti in base al tipo e alle esigenze dell'attività svolta di volta in volta, al fine di massimizzare convenienza e produttività.


9 Nilles, J., op. cit.
10 Carella, D., Gentile, P., "La stazione di lavoro", in Scarpitti, G, Zingarelli, D., (a cura di), Il Telelavoro. Teorie e Applicazioni, Milano, Franco Angeli, 1996, p. 122.
11 Campodall'Orto, S., Mutinelli, M., Roveda, C., "Telelavoro: esperienze e problematiche di sviluppo", in Studi organizzativi, anno XVII, n. 4, ott.-dic., 1986.
12 Carella, D., Gentile, P., op. cit., p. 122.
13 Campodall'Orto, S., Mutinelli, M., Roveda, C., op. cit., p. 147.
14 Campodall'Orto, S., Mutinelli, M., Roveda, C., op. cit., p. 145.
15 Cepollaro, G., "Soluzioni organizzative", in Scarpitti, G., Zingarelli, D., op.cit.
16 Di Nicola, P., op. cit.
17 Borgna, P., Ceri, P., Failla, A., Telelavoro in movimento, Etas Libri, Milano, 1996
18 Cepollaro, G., "Soluzioni organizzative", in Scarpitti, G., Zingarelli, D., op. cit., p.133.
19 Di Nicola, P., Buzzoni, F., Telelavoro, telecentri, teledidattica, IFOA, Reggio Emilia, 1999.
20 Di Nicola, P. (a cura di), Il manuale del telelavoro, Seat, Formello, 1997.
21 Si tratta della cosidetta "remotizzazione".
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3. Vantaggi/svantaggi del telelavoro

__Affinché il telelavoro possa essere introdotto con successo all'interno di una realtà aziendale, è necessario che venga modificato il modo tradizionale di lavorare ma ancor prima che l'intera struttura organizzativa venga ridisegnata sulla base di nuovi criteri. I cambiamenti richiesti, infatti, non sono l'effetto esclusivo dell'introduzione del telelavoro ma, al contrario, sono la conseguenza di un più ampio processo di trasformazione organizzativa che sta coinvolgendo il mondo aziendale e del lavoro, e deriva in ultima analisi dal passaggio da una società industriale a una postindustriale. "Il telelavoro è parte di un nuovo sistema e funziona e si diffonde solo se il nuovo sistema funziona e si sviluppa"22.
__Un'azienda che intenda introdurre il telelavoro non può basare il proprio funzionamento su di un'organizzazione essenzialmente funzionale, fondata sulla concezione tayloristica del lavoro. E' necessaria, al contrario, una struttura organizzata per processi che ponga al centro dell'attenzione termini quali "decentramento e flessibilità", in cui il fulcro della produzione si sposta dalla lavorazione di materie e dalla realizzazione di beni materiali al trattamento e alla diffusione dell'informazione e della conoscenza.
__Si tratta di dar vita, dunque, a un "nuovo ambiente interno"23, caratterizzato dal passaggio da strutture di tipo meccanico, centrate su rapporti gerarchici, su stili burocratici e di chiusura rispetto all'esterno, a strutture più organiche, aperte al mercato e fondate su ruoli orientati all'individuazione e alla soluzione di problemi, che presuppongono cooperazione e comunicazione, dentro e fuori l'azienda, centrate sull'autonomia e sugli impegni reciproci dei soggetti coinvolti.
__In tale contesto la risorsa umana assume un nuovo ruolo. Da colui che obbediva e faceva le cose si passa al lavoratore che comprende, coordina, programma e inventa. Fulcro dell'attività diviene il lavoro creativo e ideativo. Esso è sempre più caratterizzato da compiti di controllo e di regolazione di eventi, da processi informativi e decisionali, che si fondano sull'elevata conoscenza dei processi stessi e sulla responsabilità. Ciò presuppone una necessità irreversibile: gestire in modo innovativo e flessibile la risorsa umana. Bisogna adattare il sistema di gestione non solo alle esigenze del sistema produttivo ma anche e soprattutto alle esigenze e ai bisogni degli individui che vi operano: migliore gestione del proprio tempo non solo in relazione all'attività lavorativa ma anche alla vita familiare, ai rapporti sociali e agli interessi personali, maggiore responsabilità rispetto ai risultati e maggiore autonomia rispetto ai modi del lavoro, migliori condizioni di vita del lavoro.
__È chiaro pertanto che l'utilizzo di forme di telelavoro può avere profonde implicazioni sia sul sistema organizzativo che lo implementa sia sui singoli individui coinvolti e che le stesse implicazioni possono assumere una valenza positiva o negativa a seconda della specificità delle situazioni che caratterizzano gli attori interessati. A tale fine la tabella che segue sintetizza il quadro dei vantaggi/svantaggi del telelavoro.

TABELLA 2. Vantaggi/svantaggi del telelavoro


Fonte: Di Nicola, P., "Introduzione. Il telelavoro realizzato", in Di Nicola, P., (a cura di), Il Manuale del Telelavoro, Roma, Edizione SEAM, 1999.

__Infine, non sono da sottovalutare i profondi benefici che anche il sistema sociale nel suo complesso può ricevere da una diffusione del telelavoro. Innanzitutto la riduzione del traffico e dell'inquinamento legati alla diminuzione del numero di persone che quotidianamente si spostano per raggiungere il posto di lavoro, nonché una migliore gestione degli spazi urbani e la riqualificazione delle città. Per non parlare poi dell'ottimizzazione delle dimensioni spaziali delle aziende, della riduzione del costo per occupato, dell'aumento della produttività individuale derivante dalla maggiore libertà del lavoratore24.


22 Butera, F., "Telematica e lavoro: contesti virtuali, organizzazioni vitali, persone reali", in Notiziario del Lavoro, anno XIII, n. 75, nov., 1995, p. 53.
23 Trabucchi, R., L'impresa-comunicazione fra politica e mercato, Milano, Franco Angeli, 1993, p. 111.
24 Di Nicola, P., op. cit.
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4. Ostacoli e resistenze allo sviluppo del telelavoro

__Rispetto alle profezie formulate trenta anni fa sul livello di sviluppo che il telelavoro avrebbe raggiunto ai nostri giorni, i dati mostrano invece che il telelavoro oggi è tecnicamente possibile e pertanto utilizzato, ma che certamente esso ancora non rappresenta quel fenomeno globale che ci si attendeva. Ciò è anche comprensibile se si considera che non tutte le professioni sono ugualmente telelavorabili, che l'organizzazione delle aziende è spesso ancora tradizionale e non offre spazio al telelavoro, e che non basta usare quotidianamente un PC per avere voglia di non andare più in ufficio. Infatti, esistono delle caratteristiche distintive che rendono alcune attività più adatte di altre al telelavoro, e, in particolare, esse sono25:

  • la possibilità di gestire e organizzare in modo autonomo l'attività lavorativa;
  • la bassa esigenza di comunicazione continua con altri referenti del lavoro;
  • la programmabilità dell'attività lavorativa;
  • la facilità di controllo e di valutazione dei risultati.

__I dati statistici mostrano che nel 1999 i telelavoratori in Europa sono circa 9 milioni (per due terzi si tratta di telelavoratori abituali, per il resto di persone che utilizzano il telelavoro in maniera occasionale), mentre negli Stati Uniti si avvicinano ai 16 milioni (si veda la tabella seguente)26.

Tabella 3: Il Telelavoro nel 1999


Fonti:
progetto ECaTT(ECaTT: Benchmarking Progress on Electronic Commerce and New Methods of Work) coordinato da empirica GmbH, Bonn (Germania).©



__La ricerca citata mostra anche che, a fronte di una forza lavoro composta complessivamente di uomini per il 53%, tra i telelavoratori europei i maschi sono la grande maggioranza, costituendo l'80% del totale; che mentre nell'insieme degli occupati le qualifiche di scarso contenuto professionale sono svolte dal 23% dei lavoratori e quelle di media qualificazione interessano il 42%, tra chi lavora a distanza queste percentuali scendono, rispettivamente al 7% (qualifiche basse) e al 34% (qualifiche medie), mentre la maggioranza dei dipendenti in telelavoro, ben il 57%, svolge un'attività di alto contenuto professionale e l'88% di essi dichiara una elevato livello formativo; che il telelavoro non è un'attività destinata principalmente alle aziende che operano con le tecnologie dell'informazione, come le grandi Telecom o i produttori di PC e software. Al contrario, in Europa, in misura maggiore o minore, imprese di tutti i settori e tutte le dimensioni utilizzano il telelavoro. E non deve stupire la scarsa diffusione percentuale del telelavoro nelle aziende di dimensioni minori: esse, in Europa, costituiscono oltre l'80% del tessuto produttivo e quindi quelle che utilizzano il telelavoro sono pur sempre alcuni milioni.
__Dai dati osservati sinora risulta quindi che il telelavoro è certamente una realtà diffusa in tutta Europa ma che nonostante ciò molte aziende, e specialmente in Italia, sono ancora restie a introdurre il telelavoro. Tale ritardo è da imputare certamente alle ripercussioni che l'implementazione del telelavoro può avere sia sulla vita dei singoli individui, sia sull'organizzazione aziendale, sia sul sistema sociale nella sua interezza. Come sostiene Sergio Campodall'Orto si tratta principalmente di ostacoli di natura organizzativa e culturale, legati in particolare alla "difficoltà a ristrutturare l'organizzazione e a riprogettare il modo di lavorare"27. Infatti, mentre il telelavoro necessita di una profonda riconversione organizzativa, riguardante, in particolare, l'introduzione di nuove tecniche di gestione e coordinamento fondate sulla comunicazione elettronica e sul controllo per obiettivi, il sistema gestionale italiano, è ancora centrato sul controllo visivo e sull'uso prevalente della comunicazione verbale (diretta o telefonica). Questo scarto risulta ancora più significativo se si considera che negli Stati Uniti l'uso della posta elettronica per le comunicazioni all'interno dell'azienda è ormai ventennale, con notevoli vantaggi interni di costi e di efficacia. Così come non è un caso che le nazioni ove è più diffuso il telelavoro siano quelle in cui è maggiore la diffusione di Internet (a tale proposito si veda la tabella seguente).

Tabella 4: Telelavoro e diffusione di Internet28



__Sono soprattutto quadri e dirigenti i soggetti più riluttanti all'introduzione del lavoro a distanza, in quanto temono che esso verrebbe a minare il loro potere, fondato esclusivamente sul controllo diretto dei sottoposti29. Per questo l'introduzione di sistemi informatici all'interno di un sistema gestionale centrato sul controllo visivo è spesso visto come un costo non necessario e pertanto evitabile.
__La realizzazione di forme di lavoro fondate sull'Information Technology comporta altre rilevanti implicazioni che non possono essere trascurate se si considera la specificità dell'impresa italiana, caratterizzata da piccole e medie imprese molto flessibili ma sottocapitalizzate30. Essi, infatti, riguardano:

  • gli elevati investimenti per la ricerca e lo sviluppo;
  • l'ammontare dell'investimento iniziale;
  • i dubbi sui rientri economici, almeno a breve scadenza;
  • le esigenze di formazione e aggiornamento delle conoscenze.

__È evidente, dunque, che sistemi produttivi basate su imprese di piccole dimensioni e con scarsa disponibilità di capitali possono incontrare più difficoltà a fronteggiare simili problematiche.
__Non va poi sottaciuto che il sistema regolativo italiano in materia di gestione del lavoro deve acquisire una nuova cultura della flessibilità. Sebbene la sensazione che "la le legge sia contro il telelavoro" vada mitigandosi mitigandosi, dai dati della ricerca europea sul mancato utilizzo del telelavoro, condotta su un campione di circa 4000 dirigenti di azienda, risulta che 4 imprenditori su 10 considerano le questioni normative e sindacali una delle principali difficoltà31. In Italia così come nel resto d'Europa manca completamente una disciplina sul telelavoro nel settore privato e la figura del telelavoratore deve essere ricondotta alle preesistenti figure giuridiche. Nei pochi casi aziendali di sperimentazione e adozione di telelavoro si è fatto riferimento a tipi o sottotipi di contratto esistenti, lasciando all'autonomia delle parti la definizione delle modalità e delle particolarità dell'applicazione. Si delinea, dunque, una tendenza verso contratti personalizzati di telelavoro. Negli accordi siglati, per di più, emerge un'impostazione eminentemente difensiva, e l'introduzione del telelavoro è stata finalizzata nella maggior parte dei casi al taglio di alcuni costi. In queste sperimentazioni predomina l'idea di telelavoro come strumento per ridurre spese di produzione, edilizie, infrastrutturali, per trovare soluzioni al personale in esubero, all'esigenza di trasferimento di uffici in altre aree o alla chiusura di sedi periferiche. Esse sono, pertanto, finalizzate "ad aumentare la produttività, a ottenere una gestione semplificata e flessibile del personale e una riduzione complessiva dei costi, mentre non esplorano le opportunità che potrebbero derivare dall'adozione di nuove strategie occupazionali e organizzative, da una più efficace allocazione delle risorse, dalla scoperta di nuove frontiere commerciali e dalla sperimentazione di un'organizzazione del lavoro dal volto più umano, in grado di sviluppare la creatività e la motivazione dei dipendenti"32.
__Anche sul piano individuale è possibile riscontrare varie resistenze psicologiche all'introduzione del telelavoro. Esse riguardano la paura del cambiamento e l'attaccamento a un modello consolidato di relazione vita-lavoro. Il telelavoro richiede una nuova rappresentazione sociale dei ruoli sul lavoro e in famiglia, non sempre accettata serenamente. Sono "numerosi coloro che abituati da sempre a lavorare in un certo modo non hanno la forza e il coraggio per cambiare"33. Ciò dipende da un insieme di fattori psicologici che spingono l'individuo a cercare forza e sicurezza soltanto in situazioni ampiamente collaudate.
__Dunque, come abbiamo visto, sono diversi gli aspetti - mentalità aziendale e organizzativa, infrastrutture tecnologiche, regolamentazione e abitudini individuali - che dovranno essere chiariti e adeguati alle esigenze di nuove e più flessibili forme di lavoro, prima di riuscire ad avere una diffusione capillare del telelavoro.


25 Bracchi, G, "Telelavoro e flessibilità organizzativa", in Bracchi, G., Campodall'Orto, S., (a cura di), Progettare il telelavoro, Milano, Franco Angeli, 1998.
26 I risultati della ricerca, presentati alla stampa e agli esperti il 22 Settembre 1999, sono disponibili sul sito web www.ecatt.com
27 Campodall'Orto, S., "Vantaggi e svantaggi del telelavoro", in Bracchi, G., Campodall'Orto, S., op. cit., p. 43.
28 Di Nicola, P., op. cit.
29 Campodall'Orto, S., "Vantaggi e svantaggi del telelavoro", in Bracchi, G., Campodall'Orto, S., op. cit., p. 43.
30 Di Nicola, P., op. cit.
31 Si veda: www.ecatt.com
32 Rizzo, R., Prime esperienze italiane di telelavoro, Milano, Zerouno Book, 1997, p. 31.
33 Carotenuto, A., "La vita è molto più ansiosa, difficile e stressante, però…", in Teléma, anno IV, n.13, Estate 1998, p. 73.
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