La Società dell’Informazione: promozione e formazione.

di Patrizio Di Nicola per Industria e Sindacato

 

Premessa

Non sono pochi i documenti sulla Società dell’Informazione prodotti dalla Commissione Europea che contengono, nel titolo o nel testo, la parola "building", costruire, edificare. A differenza delle ere che la hanno preceduta, infatti, la transizione verso la S.I. assume, almeno nelle intenzioni europee, le caratteristiche di un processo ragionato, scientifico, in divenire. Il passaggio dall’epoca feudale a quella mercantile e poi da quella agricola a quella industriale furono rapide e per molti versi traumatiche: in pochi anni intere categorie sociali scomparvero, e altre conquistarono la scena. La lotta per i nuovi poteri - rappresentati di volta in volta dalle flotte o dai latifondi, dai capitali o dall’influenza politica - da esplicita e guerreggiata divenne anche, forse soprattutto, sotterranea. Storici sociali come David Brody o economisti come Maurice Dobb hanno dedicato pagine indimenticabili ai processi di transizione da una società all’altra, ricordandoci come alla base dei nuovi meccanismi che regolavano la società vi fosse sempre, invariabilmente, l’esclusione di grandi quote di popolazione. La modernità, insomma, ha portato molti benefici, ma non per tutti.

Come evitare che la storia si ripeta anche nel passaggio dalla società industriale a quella dell’informazione ? La Commissione Europea sembra essersi posta questa domanda e avere individuato la risposta in due parole chiave: "promozione" e "formazione". Le nuove tecnologie, quelle che costituiscono l’ossatura vitale dell’epoca post industriale sono oggi ostiche per i più siano essi lavoratori o cittadini. Certo, i libri e le riviste che trattano di quelle tecnologie traboccano spesso di termini - si pensi a user friendly, una locuzione traducibile in "amichevole per l’utente" - che vorrebbero rassicurare, ma spesso incutono ancor più paura. E a volte la semplicità è più ricercata che non ottenuta: si pensi a quanto è complesso configurare un accesso a Internet pur utilizzando un sistema operativo "amichevole" o alla scommessa di aggiungere una nuova periferica al nostro computer, nonostante le promesse dei sistemi "plug and play" (inserisci e usa), subito ribattezzate negli Stati Uniti "plug and prey" (inserisci e prega - che funzioni, naturalmente). Per questo le tecnologie dell’informazione vanno promosse, in modo di indirizzare gli sforzi dell’industria al fine di avere prodotti sempre migliori, e di facile uso. E vanno aumentate anche le competenze, così che tutti possano beneficiarne.

Un esempio di promozione: la Settimana Europea del Telelavoro

Dal 3 al 10 Novembre la Commissione di Bruxelles ha dato vita a questa manifestazione, giunta alla terza edizione. Il telelavoro - cioè un modo di lavorare che sfrutta le tecnologie informatiche e telematiche per superare le barriere geografiche dell’ufficio, dei centri cittadini e delle stesse nazioni - nonostante gli indubbi vantaggi che può portare alle imprese, ai lavoratori e alla collettività, è ancora poco diffuso in Europa. Da noi i telelavoratori costituiscono poco meno dell’un percento degli occupati. In Nord America, a parità circa di popolazione e forza lavoro, i telecommuters sono oltre 6 milioni, il quadruplo di quelli esistenti nel vecchio continente (tabella 1). Tra i motivi di tale gap gli esperti citano spesso l’arretratezza tecnologica, misurata in termini di penetrazione, nelle case e negli uffici, dei personal computer, delle linee digitali e soprattutto di Internet. Non vi è dubbio che tale spiegazione sia fondata, specialmente nel sud dell’Europa (figura 1). Una ricerca svolta nel 1995 da Makno, Miche Consulting e Domino sulle tecnologie disponibili nelle famiglie italiane rivelò, ad esempio, che su un totale di 20 milioni di nuclei familiari oltre la metà potevano essere considerati "tecnologicamente poveri", con una arretratezza stimata in almeno 10 anni. Un’altro motivo che ha ostacolato il telelavoro in Europa è l’assetto del sistema delle telecomunicazioni, che con la sola eccezione di Gran Bretagna e di alcuni paesi del Nord, è caratterizzato dalla presenza di operatori in posizione di monopolio. L’assenza di una reale concorrenza ha fatto sì che lo sviluppo delle reti sia stato indirizzato da scelte socio-politiche e solo marginalmente dal mercato. Ciò ha portato a sottostimare la potenzialità di alcune tecnologie emergenti, concentrandosi invece su quelle che garantivano una maggiore capitalizzazione degli investimenti nel tempo. Ma l’argomentazione principale che contribuisce meglio a spiegare la scarsa adozione del telelavoro in Europa è l’atteggiamento conservativo dei management aziendali. Scarsamente portati verso le tecnologie e permeati di culture taylor-fordiste, i dirigenti delle imprese europee vedono con sospetto - e spesso neanche conoscono a sufficienza - un’innovazione che allontana i lavoratori dalla sede aziendale e li sottrae al controllo rigido del cartellino segna-tempo. Il lavoratore che tratta informazioni può prestare la sua opera ovunque, ma si continua a pensare che è meglio che "se ne stia in ufficio", dove rimane sotto l’occhio vigile del capo. L’ufficio, insomma, rimane al centro delle attenzioni delle organizzazioni e ciò anche in un’era in cui è molto più importante "quel che si fa" rispetto al "dove lo si fa".

Nel tentativo di dare un impulso al telelavoro la Commissione, grazie a una serie di "attivisti" e sponsor presenti in tutte le nazioni ha stimolato, nella prima settimana di novembre, oltre 140 convegni, seminari e manifestazioni che avevano al centro il telelavoro. Gli obiettivi della Settimana del telelavoro erano i seguenti:

Il risultato pare essere andato ben al di là delle aspettative iniziali, in quanto la sette giorni ha coinvolto un numero altissimo di partecipanti e ha suscitato un notevole interesse della stampa, dei cittadini e non solo degli addetti ai lavori. In Francia, ad esempio, gli eventi hanno trovato uno sponsor autorevole nel Senato, nei cui locali si è tenuta la manifestazione di inaugurazione; in Inghilterra la TCA, l’associazione che riunisce i telecottage, ha colto l’occasione per fare il punto sul telelavoro grazie al supporto del maggiore operatore di telecomunicazioni, British Telecom; dalla Spagna è partito il progetto, subito attuato da Telecom Italia, di far emettere ai maggiori operatori una carta telefonica prepagata dedicata al telelavoro. Con 32 manifestazioni organizzate, l’Italia è risultata la nazione con la massima concentrazione di eventi. Da noi l’attenzione si è accentrata sui telecentri, strutture dedicate al lavoro a distanza che iniziano a nascere anche nel nostro Paese grazie agli sforzi di Telecom Italia (suo è il centro di Telelavoro Roma Nexus, il più grande in Europa), delle amministrazioni locali (sono divenuti operativi nel 1997 il centro di Castelnuovo nei Monti, promosso dalla provincia di Reggio Emilia e dal comune montano e quello Proxima di Sesto S. Giovanni, voluto dall’Agenzia Sviluppo Nord Milano) o di aziende (Digital a Roma, Caridata a Piacenza). E ai telecentri è stato dedicato anche il convegno del 5 Novembre che si è svolto in teleconferenza tra Roma e Reggio Emilia.

Grazie alla Settimana del Telelavoro 97, insomma, gli europei oggi ne sanno un po’ di più su quanto la telematica può aiutare il lavoro. Un’altro tassello alle conoscenze verrà aggiunto il prossimo anno: l’edizione 98 della fortunata manifestazione si terrà dal 2 al 7 novembre.

 

Un esempio di formazione: Netdays 97

Nel processo di costruzione della Società dell’Informazione la formazione assume un’importanza vitale. Nell’epoca in cui viviamo le conoscenze divengono obsolete nel corso di 10 o 15 anni, mentre le tecnologie informatiche si rinnovano in solo 18 mesi; ciò comporta la necessità di curare continuamente la propria preparazione professionale. Per lavorare, per essere inseriti nel circuito virtuoso delle società cablate, è indispensabile trovare meccanismi nuovi di educazione, passare frequentemente dal lavoro alla formazione e viceversa. Entro poco il modo attuale di lavorare, con il computer sulla scrivania e i programmi per la produttività individuale sarà scomparso, proprio come sono scomparsi gli amanuensi con l’invenzione della stampa, i linotypisti soppiantati dai sistemi informativi editoriali e stanno estinguendosi i pony express, sostituiti dai fax e dalla posta elettronica. Il lavoro viaggerà sulle reti di computer, scomparirà completamente la distinzione tra Intranet e Internet, cioè tra dati e informazioni interne e esterne all’azienda e la nostra scrivania - se la avremo ancora - sarà il centro di una complessa ragnatela intelligente in cui confluiranno dati, voce e video-presenza, come nei film di Star Trek.

Padroneggiare le tecnologie non è facile, ma al contempo è una necessità impellente. Per far fronte al rischio dell’esclusione crescente la Commissione Europea e gli Stati finanziano corsi e processi formativi continui degli occupati e dei disoccupati. Non è un caso che il Fondo Sociale Europeo, da cui vengono tratte le risorse per la formazione, è divenuto uno dei capitoli di spesa più importanti amministrati da Bruxelles. Ma che attenzione viene data alla formazione di chi è ancora studente ? Le scuole, in Europa come negli Stati Uniti, sembrano essere il fanalino di coda per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le scuole che mettono a disposizione degli studente i computer sono poche, gli strumenti sono quasi sempre inadeguati alle reali necessità, e gli istituti attivamente presenti su Internet sono pochissimi. Difficile dire di chi sia la responsabilità di tale situazione: cinque anni fa era realmente impossibile immaginare gli sviluppi odierni e ancora oggi manca un piano organico di utilizzo della telematica nella didattica. Ma certo è che il futuro dei nostri figli è strettamente legato a strumenti che, al termine di un ciclo di studi, quasi mai hanno avuto modo di utilizzare in aula. Il ritardo accumulato è enorme e le amministrazioni che si sono insediate di recente nel continente cercano di colmare il gap: in Francia il governo Jospen ha lanciato nel 1997 un progetto di informatizzazione delle scuole. E lo stesso ha fatto Blair in Inghilterra e il ministro Berlinguer in Italia, decidendo un programma di investimenti per dotare le scuole di computer multimediali.

E’ in questo contesto particolarmente vivace che il Commissario Europeo Edith Cresson ha lanciato Netd@ys Europe, una manifestazione svoltasi contemporaneamente in tutte le Nazioni tra il 18 e il 25 ottobre scorso. Duplice lo scopo della kermesse: da una parte favorire la conoscenza di Internet come strumento pedagogico; dall’altra favorire l’incontro tra progetti e esperimenti esistenti o in divenire. Anche in questo caso, come per il telelavoro, la manifestazione è stata un susseguirsi di incontri, seminari e convegni. Ma la caratteristica forse più qualificante della settimana è rappresentata dall’uso estensivo che si è fatto di Internet. La rete, in quel periodo, è divenuta uno strumento interattivo per confrontare esperienze realizzate in ogni angolo del continente ed ha permesso a molte scuole di trovare un’azienda interessata a sponsorizzare progetti ed innovativi. In Italia, tramite un sito Web appositamente creato, sono state lanciate decine di iniziative, la più significativa delle quali è forse la fornitura alle scuole di un kit gratuito composto tra l’altro di un abbonamento a Internet, il software necessario per la navigazione in rete e un corso di HTML per progettare le pagine Web.

Anche Netd@ys, come la Settimana del telelavoro, verrà riproposta di nuovo nel 1998. Con ancor più scuole italiane attive in Internet, ci auguriamo.

 

Tabella 1. Stima del numero di telelavoratori nel mondo

Paese

Lavoratori in complesso

di cui:

telelavoratori

Percentuale
telelavoratori

Nord America

136.507.000

6.039.745

4,42

Europa

143.061.000

1.363.447

0,95

Fonte: nostra elaborazione su rapporto Teldet, 1994 e rapporto Telefutures, 1996

 

 

Figura 1: Le Tecnologie informatiche in Europa

Fonte: nostra elaborazione su rapporto EITO, 1997

BOX: Gli obiettivi di NETD@YS ITALIA, 18-25 Ottobre '97

  • La creazione di reti interattive per intervenire sui processi di apprendimento degli allievi in formazione;
    ___________________________________
  • l'aggiornamento dei docenti attraverso le nuove tecnologie multimediali;
    ___________________________________
  • lo sviluppo e l'impiego di materiale didattico ipertestuale e multimediale in rete;
    ___________________________________
  • la progettazione e l'avvio di una rete di interconnessione tra le scuole, in grado di consentire lo scambio veloce ed economico di dati, esperienze e notizie utili per migliorare il processo di formazione degli studenti;
    ___________________________________
  • la messa a disposizione delle scuole di uno strumento capace di consentire l'accesso degli operatori della scuola a dati esterni (p.e. musei,biblioteche, banche dati, materiale didattico disponibile su supporto informatico);
    ___________________________________
  • favorire il processo di integrazione scolastica di alunni disabili attraverso l'impiego di ausili tecnologici di interfaccia per le comunicazioni;
    ___________________________________
  • favorire l'interscambio di esperienze, di cultura e di conoscenze linguistiche in un contesto sovranazionale attraverso l'interconnessione con altre scuole e con istituzioni di altri paesi operanti nell'istruzione e nell'avviamento al lavoro;
    ___________________________________
  • promuovere lo sviluppo e l'impiego di materiale didattico ipertestuale e multimediale nell'ottica dell'impiego anche nell'istruzione autonoma a distanza rivolta sia agli alunni della scuola che ad una più vasta utenza, nell'ottica dell'istruzione continua;
    ___________________________________
  • diffondere la conoscenza e l'impiego di strumenti informatici e di comunicazione utili per le fasi di apprendimento, di ricerca e di elaborazione di dati e temi, di consuntivazione di esperienze;
    ___________________________________
  • contribuire al processo di adeguamento tecnologico delle strutture scolastiche mettendo a disposizione degli operatori della scuola le esperienze e gli strumenti in linea con le più avanzate tecnologie disponibili;
    ___________________________________
  • contribuire all'individuazione di nuove prospettive di insegnamento e di avviamento al lavoro mettendo a disposizione esperienze disponibili nel mondo della ricerca e del lavoro in un contesto nazionale e sovranazionale;
    ___________________________________
  • favorire la diffusione della conoscenza in un ampio contesto delle istituzioni scolastiche, delle attività delle singole scuole, delle prospettive educative e di avviamento al lavoro.

Fonte: Netd@ys Italia