Il popolo di Internet

(di Patrizio Di Nicola, Sociologo, Università di Roma "La Sapienza")

 

1. Quello di Internet è un fenomeno che, da argomento di scoop ed articoli di giornali, sta divenendo anche nel nostro Paese strumento di lavoro e di svago per un numero sempre maggiore di persone. Si contano a decine, ormai, i biglietti da visita che, accanto al numero di telefono e di fax hanno in bell’evidenza l’indirizzo di posta elettronica, e spesso anche quello di una Web page. Aziende, associazioni e professionisti, convinti -e a ragione- che ci sia dell’oro sotto quel groviglio di cavi e connessioni satellitarie, sono in corsa per la conquista di uno spazio sulla "rete delle reti", dalla quale contattare clienti e curiosi, esporre idee e offerte. In alcuni casi gli "eventi" sulla rete hanno un risalto anche maggiore di quelli televisivi: si pensi alla campagna per la presentazione del nuovo gioiello di casa Ferrari. Pochi, però, sanno dire con precisione a chi finiscano tutti questi messaggi. Chi sono gli utenti di Internet ? Giovani super esperti di computer o azzimati docenti universitari? Brillanti executive di imprese del software o impiegati pubblici ? E quante sono le donne che frequentano la rete ? Mai un mezzo di comunicazione fu tanto diffuso e, al contempo, tanto poco conosciuti sono i suoi utilizzatori.

 

2. Accedere a Internet e' semplice ed economico. Questo è il messaggio che viene dai molti interessati a svilupparne le potenzialità. E forse, e ancor di più, da quelli ansiosi di vendere nuovi computer "pronti per Internet" e sistemi operativi "integrati con Internet". Nonostante gli sforzi degli uni e degli altri la realtà per il momento è diversa, come sa chi usa la rete. Settare nella maniera giusta i modem è un'impresa da "guru" dell'informatica e riuscire a far funzionare la catena PC-Modem-Programma è una ruota della fortuna. Inoltre, a causa dello sviluppo anarchico che la rete ha avuto, trovare le informazioni che servono è materia spesso per specialisti. Non a caso in America è nata una nuova professione, quella dell'Internet Information Brocker, mentre le grandi software house progettano a ritmi forzati i primi "agenti intelligenti": programmi specializzati che, come cagnolini, una volta acquisite le preferenze e gli interessi del "padrone", cercano instancabilmente sulla rete tutte le notizie che possano soddisfarlo, allo scopo di presentargli, ogni mattina, un "rapporto" personalizzato. Anche i costi di accesso sono tutt'altro che trascurabili, specialmente per aziende, università ed istituzioni, che necessitano di canali di trasmissione veloci e potenti - e, quindi, affittati a caro prezzo. La situazione, è quasi ovvio affermarlo, cambierà in fretta. Ne è convinto anche Bill Gates, il fondatore della Microsoft, il quale, nel libro La strada che porta al futuro, afferma senza mezzi termini che i costi di comunicazione si ridurranno così tanto da rendere l’accesso alle autostrade dell'informazione praticamente gratuito. E vista la sua posizione, è certo che si adopererà con tutti i mezzi per realizzare la profezia.

Al momento però la situazione è quella descritta e non stupisce quindi che Internet non sia distribuita in maniera "paritaria", nè nel mondo, nè all'interno di una stessa nazione. Il maggior numero di host -così si chiamano i computer della rete- e di utenti si trovano, come tante altre cose belle, concentrati nei Paesi ricchi del pianeta. Secondo una rilevazione svolta dal Merit, una organizzazione americana che gestisce il segmento commerciale della rete, a metà ottobre dell’anno appena trascorso i computer collegati ad Internet erano oltre 6,6 milioni (figura 1). Ai quali corrispondono, secondo una formula empirica (ogni host equivale a 7 - 10 utenti), tra i 50 e i 65 milioni di utilizzatori. () Circa l'85% dei quali sono concentrati in Nord America e nei paesi della Comunità Europea (figura 2). La stessa fonte, tra l'altro, ci informa che i paesi ove non esiste neanche un collegamento sono ben 46 e che nazioni anche gigantesche, come la Cina, hanno si e no 10 computer nella matrice.

 

3. Chi sono i cittadini telematici che affollano tutti i giorni la Rete ? Purtroppo la città virtuale non dispone di una istituzione paragonabile a un Comune e, quindi, neanche di un’anagrafe ove vengono registrate nascite e decessi. E neppure esiste un libro assimilabile all'elenco telefonico o alle pagine gialle, anche se qualcuno ha tentato più volte di scriverlo. Per capire un pò la sociografia di Internet - operazione questa di primaria importanza per chi voglia usare Internet come canale di pubblicità o per la vendita di prodotti - dobbiamo allora affidarci alle poche istituzioni che svolgono ricerche e sondaggi on line. Il GVU americano, un dipartimento dell’Università della Georgia, raccoglie periodicamente, grazie ad alcuni Web, migliaia di questionari di Internet users: 23.000 tra il 10 ottobre e il 10 novembre 1995, circa 13 mila nella ricerca precedente, svolta tra il 10 aprile e il 10 maggio 1995. Quali sono i risultati di queste indagini? Anzitutto si scopre che Internet si va rapidamente femminilizzando. La presenza delle donne nella rete è attualmente a quota 30% , contro il 15% dello scorso aprile e il 10% alla fine del 1994. Ciò è avvenuto, particolarmente negli Stati Uniti, grazie all'aumento della presenza di studenti ed insegnanti di scuola media. In Europa, invece, la presenza femminile nella matrice è ancora limitata al 22%. L'utente di Internet è di razza bianca in circa 80 casi su cento, giovane - l'età media è di 32,7 anni, ma un terzo degli utenti ne ha tra 21 e 30 -, dotato di alti livelli di scolarizzazione e soprattutto, ha un reddito (magari familiare) assai alto: oltre 94 milioni annui. Gli europei, più modesti, hanno un reddito medio di "soli" 84 milioni. Nonostante che la prima di generazione di surfisti di Internet (per lo più giovani hobbisti "maghi" del computer) si stia riducendo a favore di un'utenza più differenziata, Internet rimane un territorio di esplorazione privilegiato per chi lavora nel settore informatico (sono il 29,1%) e, soprattutto, in quello dell'educazione (30,9%). Ma, d'altro canto, il 40% dei net people non ha nulla a che spartire con questi due settori. Si tratta, però, di un pubblico tutt’altro che generico: professionisti e managers la fanno da padrone sulla rete. L'uso di Internet è massiccio. Il 78% degli intervistati dichiara di usare la rete tutti i giorni, per un totale di varie ore alla settimana. L'impiego prevalente è legato ancora alla sperimentazione del medium ma, questa la novità, inizia a profilarsi un utilizzo misto tra il passatempo e il lavoro. Il 79% degli intervistati afferma infatti di usare il proprio browser - cioè il software di interfaccia che permette di addentrarsi nei meandri di Internet- "just for browsing", cioè "saltando" da un Web all'altro in una versione telematica dello zapping. Un altro 63% dichiara di collegarsi "per divertimento". Ma la metà degli utenti aggiunge che si collega anche per acquisire informazioni utili per il lavoro. Questa commistione di scopi è una caratteristica tra le meno "osservate" di Internet seppur sia la più peculiare: sono pochissimi gli strumenti di comunicazione in cui attività lavorative e ludiche si fondono così bene e facilmente. Ciò svilupperà nuovi approcci al lavoro, l’Home-Office come anche il suo inverso, l’Office-Home, e prefigura un modello avveniristico di popolazione "permanentemente attiva". Molto meno realistica sembra essere invece la previsione di Internet come grande supermercato: soltanto l'11% degli utenti dichiara di collegarsi per fare shopping. Molti di più, il 60%, invece quelli che si informano sui prodotti tramite le pagine Web e che giustificano con problemi di sicurezza la scelta di non procedere ad acquisti on line.

Gli utenti di Internet dove trovano il tempo necessario per usare la rete ? I risultati della ricerca americana sono inequivocabili e daranno molto da discutere ai mass-mediologi: sempre più spesso la Rete sottrae pubblico alla televisione divenendo, così, lo svago (ma anche la sorgente di informazioni) più gettonata dagli utenti. Si calcola che, alle dieci di sera, negli USA siano "sintonizzati" su Internet molte più persone di quante vedano, contemporaneamente, uno stesso programma televisivo. Non stupisce, allora, la crescita delle pagine Web commerciali: grazie ad esse è possibile entrare in contatto con un target di consumatori che potrebbe risultare molto problematico catturare in altri modi. Per finire, le lamentele: il 69% degli intervistati afferma che le pagine grafiche (ormai "sovraccariche" di immagini, suoni e filmati) sono eccessivamente lente a comparire sullo schermo. Il disappunto, naturalmente, è corale da parte degli utenti che usano modem commerciali (14 o 28 Kbps), molto meno sentito da chi si collega da università o aziende, che dispongono di linee ad alta velocità. Circa un utilizzatore su tre lamenta anche la difficoltà di trovare informazioni della cui esistenza si è certi, mentre uno su quattro afferma di "perdersi", di tanto in tanto, tra le pagine visitate. Fenomeno, quest’ultimo, che sta favorendo la nascita di un settore nuovo nel mercato del software, quello degli "aiuti alla navigazione".

 

4. Gli italiani su Internet

E il cyberspazio nazionale ? Quanti lo frequentano, e che caratteristiche hanno ? In assenza di organizzazioni che raccolgono, come in America, dati e statistiche, l’indagine sulla penetrazione di Internet nella penisola non può che essere in larga parte induttiva. () Partiamo anzitutto dal numero di host presenti in Italia: circa 46 mila a metà ottobre 95, con un tasso di crescita superiore al 50% l’anno. () Tutte le università sono ormai collegate (ma sono poche quelle che abilitano all’accesso anche i laureandi), gli Istituti di istruzione secondaria si affacciano timidamente nello spazio virtuale, mentre vi è un vero e proprio boom di providers (ormai oltre 300) e di home pages di aziende e di privati. Qualche ulteriore precisazione ci viene da uno studio recentissimo, curato da Carmelo Saraceno per la rivista elettronica By The Wire (). Il giornalista ha comparato, analizzando i domini -cioè gli identificatori dei computer collegati direttamente ad Internet- la situazione italiana con quella americana. Ne è risultata la tabella 1, che indica, in breve: a) una presenza maggioritaria, ma percentualmente minore che in America, di host computer aziendali; b)la sproporzionata importanza, almeno rispetto agli Stati Uniti, dei computer che fanno capo ad università e istituti di ricerca del CNR (in pratica quasi tutti quelli etichettati come "Ricerca e Pubblica Amministrazione"); c) il gran numero di host (ben il 19% sono di loro proprietà) gestito direttamente dai fornitori di connessioni. Questi ultimi, neanche a dirlo, sono distribuiti secondo la mappa ormai consueta delle "tre Italie":

"Dopo il prevedibile primato della Lombardia, che conta 74 fornitori di accesso, la seconda regione d'Italia per numero di provider e' infatti la Toscana (33) che supera di un'incollatura il Piemonte (30). Seguono nell'ordine Veneto, Lazio ed Emilia con 25, 24 e 19 fornitori rispettivamente. La ripartizione per macroregioni ci dice che il 57% di queste societa' ha sede nel Nord Italia, mentre la percentuale di quelle che hanno sede nelle regioni del centro e nel sud (isole comprese) assomma rispettivamente al 27% ed al 17%."

Tabella 1.

Tipo di Italia Stati Uniti

organizzazione

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Commerciale 58% 72%

Educativa 10% 12%

Non profit 5% 7%

Fornitori Connessioni 19% 6%

Ricerca e P.A. 13% 2%

Militari - 1%

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Fonte: nostra elaborazione su dati By The Wire

 

 

 

Partendo dal numero di providers è possibile stimare la consistenza dell’utenza extra-universitaria su Internet: circa 45.000 utenti. Altri 30 mila sono probabilmente quelli che accedono dalle università e dai centri di ricerca legati al CNR.

Rimane ancora aperta la questione su chi siano gli utilizzatori nazionali, ma è ragionevole pensare che i dati italiani non differiscono molto da quelli americani. Quindi, anche nel nostro caso, avremo una prevalenza di maschi, giovani, occupati nel settore dei servizi e dell’informatica, con la tendenza a mischiare sulla rete lavoro e tempo libero. Il Censis, che nel suo rapporto annuale dello scorso anno dedica varie parti alla cosìddetta Società dell’Informazione e a Internet in particolare, fornisce una serie di dati interessanti sugli utenti di Agorà, uno dei tre maggiori (con Video On Line e Mc Link) centri telematici italiani. Gli abbonati di Agorà sono maschi nel 78% dei casi, i giovani sino a 30 anni sono quasi il 44%, mentre il gruppo più numeroso (33,8%) si concentra in una classe di età molto stretta, tra i 31 e i 40 anni. Si tratta di dati però poco generalizzabili, in quanto gli utenti di quel servizio (circa 17 mila), almeno nel periodo cui si riferisce lo studio, non erano automaticamente anche abbonati ad Internet e in maggioranza fruivano soltanto dei servizi di connettività di base, gratuiti. E’ una avvertenza importante: anche MC link, che ha oggi circa 5.500 abbonati, ne contava oltre 10.000 alla fine degli anni ottanta, quando operava gratuitamente e senza collegamenti Internet. Gli utenti di MC Link costituiscono una comunità assai attiva: oltre i tre quarti si collega almeno una volta a settimana, generando un traffico di circa 2.000 ore giornaliere e "muovendo", ogni mese, circa 100 Gbyte di informazioni, l’equivalente di due biblioteche. Una delle attività più frequenti (circa 30% delle transazioni) è il trasferimento di files. Si tratta, perciò, di utenti evoluti, e lo dimostra anche il fatto che oltre il 50% accede grazie a un collegamento PPP o SLIP. Che necessita, come noto, di un computer ben attrezzato sia in termini di hardware che di software.()

 

 

5. Tiriamo le somme

Internet è una "comunità" un po' particolare, almeno secondo i criteri della sociologia. () Tanto distante e, a volte tanto unita e ciarliera (si pensi al fenomeno dei newsgroups, circa 15.000, con un traffico di centinaia di milioni di messaggi l'anno), interagisce per lo più in "differita" -si lancia un messaggio, si attende la risposta per qualche giorno, la si legge quando si ha tempo, si risponde quando si può, in una sorta di inedita dilatazione temporale del tutto indipendente da quella spaziale - ma, ciònonostante, si ritrova, accumunata da interessi, valori e soprattutto codici comportamentali (la netiquette, l’etichetta della rete) propri ed esclusivi. Alcuni potrebbero rifiutare, agli utenti di Internet, la qualifica di "comunità". Sono forse una comunità quelli che guardano il Costanzo Show ? Ma chi viaggia su Internet vive in un mondo rarefatto, virtuale, solitario, e allo stesso momento affollato, interattivo e collaborativo. E' proprio questo che li rende una vera entità coesa, come ben sintetizzato da un pioniere della telematica: "Non solo io abito nelle comunità virtuali, ma, nella misura in cui le conversazioni restano nella mia testa, e si fondono con la vita reale, anche le comunità virtuali abitano nella mia vita". () A queste comunità, quanto prima, sarà indispensabile offrire nuovi servizi, nuovi punti di incontro, nuove opportunità di lavoro e di formazione.

 

 

 

 

Figura 1

 

Crescita di Internet

Numero di computer e reti collegate

(x 1000)

(Fonte: Network Wizard, HTTP://www.nw.com/)

 

 

 

 

 

Figura 2

INTERNET

Distribuzione dei computer collegati al 14 Ottobre 1995)

(Fonte: NIC.MERIT.EDU/nsfnet/statistics/history.hosts)