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Gli analisti organizzativi più attenti, ormai da anni, mettono sull'avviso circa le profonde trasformazione che, a partire dagli anni Ottanta, hanno rivoluzionato la fisionomia dell'impresa. Essa si è trasformata, per dirla con F. Butera, da "castello" a "rete": da una struttura rigida e self-inclusive ad un'altra, completamente diversa, aperta, fatta di interconnessioni interne ed esterne. Queste modifiche hanno inciso soprattutto sui rapporti sociali interni alle aziende: ai lavoratori "fedeli" e specializzati tendono a sostituirsi professionisti la cui principale dote è l'adattabilità al cambiamento e la motivazione indirizzata, più che alla carriera, al superamento delle sfide che l'ambiente di lavoro gli pone di fronte. E' cambiata, di conseguenza, anche la struttura del mercato del lavoro interno all'azienda: si riduce il core group, la fascia dei lavoratori assunti "a vita" e garantiti dalla tutela dei contratti collettivi, mentre si espande il numero dei lavoratori marginali che, a vario titolo, prestano la loro opera per l'azienda senza esserne realmente parte. E non è detto che la marginalità rispetto all'azienda corrisponda sempre a funzioni basse, di servizio.
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